Giacomo Chiduina

Canti Kraljević Marco (Canti del popolo Slavo)

Lotta di Kraljević Marco con la Vila

Passa pel monte Kraljevichio Marco,
E sete ardente lo molesta; ond’ egli
Così malediceva alla montagna:
Male t’ incolga, o verdeggiante monte,
Chè in te goccia non v’ha d’acqua. Ed il monte
Con le foglie a rispondergli si fea:
Non maledirmi, o invitto Marco; il monte
Non t’ è colpa di nulla; un po’ più innanzi
Tu spingiti e la fresca onda dell’ Istro
Vi troverai; custode n’ è la Vi1a.
Prezzo enorme per 1’ acqua ella richiede,
I due neri ella vuole occhi pel prode,
E pel destriero entrambi i piè d’ innanzi.
Di ciò a Marco non cale, e il passo spinge
Innanzi, e sulla fresca onda dell’ Istro
Arriva, ma per sua buona ventura,
La Vila s’ era addormentata, ed egli
Col destrier potè berne. Al monte quindi
S’ addirizzò. Destatasi la Vila,
E vista l’onda intorbidita, al monte
Tutt’ accesa di sdegno ella si mosse,
E d’ un salto raggiunse il gran guerriero;
Già lo piglia pel petto, e per tre estivi
Interi giorni ne durò la lotta.
Marco bave mettea bianche e vermiglie,
Azzurrognole e verdi ella mettea,
Ma non potendo vincerla il guerriero
Valente, queste a lei volse parole:
Non vedi, o suora mia, candida Vila,
Come il cielo s’ aperse in orïente.
Ella, ingannata, volse al ciel lo sguardo.
Poichè Marco ciò vide, a lei la strozza
Co’ denti fieramente egli rompea,
E la Vila cadea morta sul suolo.
Allor si riposò lo stanco eroe,
Di poi sventrò la Vila montanina,
E in essa ritrovò tre cuori interi;
Stanco era un cuor; ma 1’ altro appena appena
Erasi desto; per la lotta il terzo
Nemmen sentito avea. Ma come Marco
Visto ebbe ciò, gridò dal pieno petto:
Ti sien grazie, buon Dio, che da potente
Guerrier m’ hai salvo ! Poscia al suo destriero
Salito in groppa, alle sue bianche corti
Mosse cantando, e col destrier saltando.


Il falco di Marko Kraljevic

Un falco sovra Budua
Vola: dorata cresta
Gli brilla in sulla testa:
Ha 1’ ali tutte aurate:
Gialleggiano i suoi piè.

Le Budüane Vergini
Chiedeangli: “O falco ardito,
I piè chi t’ ha ingiallito,
Chi 1’ ali t’ha dorate?
Chi d’or la cresta fè?”
 
Alle fanciulle il bigio
Falco così rispose:
“Servito ho, mie vezzose,
Marco, il guerrier terribile,
Ma un buon signor per me.

Marco ha due suore amabili:
La prima i piè mi tinse
Di giallo; i’ altra pinse
Coll’ oro 1’ ali rapide;
Marco la cresta diè.”

Kraljevic Marco e Janko da Sibinje (1)

Due prodi cavalier’, teneri amici,
Kraljević Marco e Janko da Sibinje
Vuotati tazze di vin.
Janko dicea:
“Scaltra ho la sposa oltre ogni dir; nessuno
Quell’ accorta irretir potè finora !”
E Marco: “Se a te piace, io di gabbarla
M’ attenterò”.
Scommessa indi ne fero:
Marco pon la sua testa e Janko pone
La bianca Kula, e la sua bella sposa.
Poscia Marco parlò: “Prestami, amico,
Le tue vesti, le belle armi e il destriero”.
Spogliasi Janko, e se ne veste Marco:
Le lucenti si strigne armi sul cinto,
Balza in arcioni, ed alla bianca Kula
Del vecchio amico il cavalier galoppa.
Giunto, sugl’ occhi il bel calpacco e’ preme
E al suol si trae la doloma guerriera.
Appena il vide la leggiadra sposa,
Corse giuliva ad incontrar suo Janko;
Ma della strana accortasi muovenza
Del’ cavalier, tornò nelle sue stanze,
E a sè chiamata la sua fida schiava:
“Kumbra, le dice, tenera sorella;
Janko è meco sdegnato — ad incontrarlo
Muovi: gentile ti farò presente”.
Corse Kumbra e il destrier prese di Janko.
Marco sedette a un sasso, e sulla destra
La persona curvò.
Lauta una cena
La scaltra gi’ imbandia sposa di Janko:
Indi chiamata la sua fida Kumbra:
“Senti, o diletta: di sfarzose vesti
Ti farai bella — ti ornerai le dita
D’anelli e il collo d’un monil gemmato
Tu col mio Janko dormirai stanotte;
D’un presente gentil regalerotti.
Cento ducati e la franchigia avrai”.
Fe’ pago il voler suo la fida Kumbra;
Di ricche vesti si vestì — di gemme
Il bel collo e di anelli ornò le dita:
Diede a Marco la cena e a lui distese
Soffice letto.
Con la vaga schiava
Giacque il guerriero dolcemente, come
Con la sorella sua.
Pria dell’ aurora
Alzossi Marco — alla dormente schiava
Una treccia tagliò del nero crine —
La pone in seno, balza in sella e torna
Frettoloso all’ amico.
I cavalieri
Diersi il buon giorno — e l’uno all’ altro accanto
Si assisero. — Dal sen Marco traeva
La treccia de’ capelli e favellava:
“Eccoti, o Janko; la scommessa è vinta”.
E mentre ciò diceva, un messaggiero
Giunse, spedito dalla sposa, e a Janko
Ai ginocchi una lettera depose.
Legge Janko quel foglio: “O mio Signore,
Perchè mi mandi sì famosi eroi
Che alle schiave mi taglino i capelli?”
Nella scritta narrò la scaltra sposa
L’ ordita beffa.
Sorridendo Janko

Soggiunse: “Cavalier, vinto tu sei;
Ti fo don della testa; io ne son pago”.


(1) Giovanni Hunayade sotto il nome di Janko o Giovanni da Sibinje fu celebre nella sua lotta contro gli Ottomani, ed ha una certa parte nelle poesie e nelle leggende della Serbia. Si sa con quale energia, egli, il più celebre de’ guerrieri della Rumania, abbia difeso Belgrado. Una pjesma narra che Giorgio Branković domandò un giorno a Hunyade quale sarebbe la condizione religiosa de’ Serbi, s’ egli divenisse padrone del loro paese. “lo li convertirei alla religione cattolica”, rispose egli.

Giorgio indirizzò la stessa domanda al Padiscià. “Io fabbricherei, disse 1’ ottomano, una moschea a fianco d’ ogni chiesa, ed i miei sudditi sarebbero liberi di prosternarsi dinanzi alla moschea, e di segnarsi davanti la chiesa”.

Canti del popolo Slavo tradotti in versi italiani con illustrazioni sulla letteratura e sui costumi slavi per Giacomo Chiudina , Volume Primo, Firenze, Coi Tipi di M. Cellini e C. alla Galileiana , 1878, pp. 129-137.

На Растку објављено: 2008-07-03
Датум последње измене: 2008-07-03 12:14:58
 

Пројекат Растко / Пројекат Растко Италија