Stefano Aloe

Angelo De Gubernatis e il mondo slavo (Cap. 2.1. Tatiana Svetoff)

Angelo De Gubernatis e il mondo slavo . Gli esordi della slavistica italiana nei libri, nelle riviste e nell'epistolario di un pioniere (1865-1913) . Studi slavi e baltici. Dipartimento di linguistica. Università degli Studi di Pisa, N. 1 - 2000 Nuova Serie, Collana di studi e strumenti didattici diretta da Giuseppe Dell'Agata, Pietro U. Dini, Stefano Garzonio, Pisa: Tipografia Editrice Pisana, 2000.

CAPITOLO II

LA «RIVISTA EUROPEA»

II,1 Tatiana Svetoff

Nell'estate del 1869 De Gubernatis visitò per la prima volta la Russia, ospite del cognato Vladimir Pavlovič Bezobrazov (1828-1889), importante economista dell'area liberale moderata, e di sua moglie Elizaveta Dmitrievna Bezobrazova Maslova (1836-1881), nella loro tenuta di Naskovo, governatorato di Mosca. Naturalmente, De Gubernatis visitò anche Mosca, mentre il progetto di una rapida visita alla fiera di Nižnij Novgorod, abbozzato in una lettera a Ivan Pavlovič Minaev, probabilmente non ebbe attuazione.[1]

A Naskovo, nella campagna russa, De Gubernatis non rimase inattivo: vi scrisse infatti il dramma di tema indiano Re Nala, che otterrà un discreto successo e, tradotto in tedesco da Friedrich Marx, secondo De Gubernatis poco mancò che venisse musicato da Richard Wagner.[2] Inoltre, egli si dedicò ad osservare i costumi contadini russi e a raccogliere materiale folklorico sulle piante e sugli animali, in parte direttamente ed in parte leggendo le fiabe raccolte da Afanas'ev; questa lettura costituì il suo principale esercizio di apprendimento del russo. A questo apprendimento egli si decise proprio a Naskovo con l'aiuto della preziosa Elizaveta, detta "Lezi", Bezobrazova. Con la cognata si instaurò subito un rapporto di grande amicizia e complicità; Lezi non solo gli insegnava il russo, ma lo inoltrava profondamente nella cultura del suo paese; è lei la sua vera maestra di cultura russa. Il "cher Angelo", incantato dalle doti di questa donna coltissima e intelligente, era molto attento alle sue critiche e consigli e ascoltava volentieri anche i suoi sfoghi di aspirante scrittrice e pubblicista frustrata dal marito: Vladimir Bezobrazov le proibiva recisamente di dedicarsi alla letteratura in quanto "non era cosa da donne". Ma De Gubernatis offrì alla Bezobrazova la possibilità di realizzarsi, almeno in parte, come pubblicista, senza che il marito lo venisse mai a sapere.

L'estate di Naskovo è dunque fondamentale per De Gubernatis. Il suo interesse per la Russia giunge a maturazione, dando origine a quelle iniziative che costituirono il vero concreto avvio della russistica italiana. Tuttavia, nelle memorie di De Gubernatis, Naskovo è legato soprattutto al Re Nala:

    Se bene dunque la campagna di Naskovo fosse assai triste, e la pioggia frequente mi concedesse raramente d'inselvarmi ne' profondi boschi d'abeti, ove fischiava il vento ed i lupi ululavano, negli intervalli, ne' quali il male mi concedeva un po' di tregua, ho potuto scrivere, nella solitudine profonda delle foreste di Naskovo, la prima e la terza parte del mio Nala.[3]

Ma è da una lettera di Lezi Bezobrazova che veniamo a sapere quanto ci interessa. Come si è detto, De Gubernatis si era rivolto al cognato alla fine del '68 per trovare una rivista russa che ospitasse le sue corrispondenze dall'Italia. Bezobrazov era in quel periodo collaboratore delle «Moskovskie vedomosti» di Michail Katkov e lo introdusse nella rivista. Ma De Gubernatis non doveva sentirsi troppo a suo agio a scrivere per Katkov (di cui alla BNF non si conservano lettere). Già nell'estate del '69 egli è in cerca di una soluzione più soddisfacente. Qui interviene la Bezobrazova, che si rivolge a Michail Matveevič Stasjulevič, direttore dell'autorevole «Vestnik Evropy», mensile pietroburghese di indirizzo liberale. La lettera della Bezobrazova a Stasjulevič, datata 2 giugno 1869, è stata pubblicata dalla Potapova.[4] La riporto da questa fonte:

    Вы, может быть, не совсем забыли, многоуважаемый Михаил Матвеевич, наш начатый и прерванный разговор о корреспонденции из Италии и не слишком удивитесь, если я решусь письменно возвратиться к нему. Мой свояк, г. Де Губернатис, о котором шла речь, приехал теперь на короткое время в Россию [...]. Все, что он слышал о вашем журнале и его направлении, внушает ему сильное желание именно быть вашим корреспондентом, так как гораздо легче и приятнее участвовать в органе, направлению которого можно сочувствовать, и поэтому он желал бы знать, нуждаетесь ли вы в корреспонденции из Италии, и если да, то в какой форме и на каких условиях приняли бы вы его? Эта корреспонденция могла бы быть не исключительно политической, но также литературной и общественной, что придало бы ей более разнообразие и составляло бы род ежемесячного обозрения.[5]

Dalla lettera si desume che questa era già la seconda offerta di corrispondenze dall'Italia fatta avere a Stasjulevič attraverso la Bezobrazova, e che De Gubernatis sentiva il bisogno di scrivere per un giornale vicino alle proprie idee; non poteva certo esserlo l'organo reazionario di Katkov.

La risposta di Stasjulevič fu positiva. De Gubernatis gli scrisse personalmente il 5 luglio 1869 una lettera in cui esponeva il proprio programma di corrispondenze, che consisteva nel presentare al pubblico russo la vita italiana nella sua attualità, in particolare il movimento culturale italiano nei suoi più vari aspetti, attraverso una serie di "quadri".[6] La politica era dunque in secondo piano nelle intenzioni di De Gubernatis, evidentemente perché i fatti più rilevanti giungevano comunque al pubblico russo, molto attento in quegli anni agli eventi italiani. Nella sua lettera De Gubernatis poneva una serie di quesiti, a cui Stasjulevič diede risposta con la lettera del 6/18 luglio 1869, in cui esprimeva tra l'altro il desiderio di incontrarsi con De Gubernatis, cosa che però non avvenne. De Gubernatis desiderava sapere quali tematiche interessassero il direttore del «Vestnik» e in particolare da quale tema sarebbe dovuta cominciare la sua collaborazione. Stasjulevič in risposta gli concedeva una certa libertà di scelta, suggerendo però di cominciare con un articolo sul concilio ecumenico, che in quel periodo discuteva i difficili rapporti fra il Vaticano e lo stato italiano.[7] E proprio da questo argomento ebbero inizio le corrispondenze da Firenze di De Gubernatis.[8]

È curioso l'atteggiamento della Bezobrazova, artefice dell'accordo, al raggiungimento del risultato: in una lettera scritta da Naskovo il 3 agosto senza indicazione di anno (ma evidentemente nel 1869), Lezi si mostrava seccata con De Gubernatis perché questi aveva rotto con Katkov e gli scriveva apertamente che si era comportato male verso suo marito, che lo aveva presentato a Katkov, e verso Katkov stesso, il quale era comunque innanzi tutto una persona onesta.[9] Possibile che la Bezobrazova non si aspettasse che la collaborazione con Stasjulevič avrebbe significato la rottura con Katkov? Non pare verosimile. Più probabilmente, a spingerla a questi rimproveri può essere stato proprio il marito, certamente contrariato dall'accaduto. In effetti, l'opinione della Bezobrazova su Katkov non era molto migliore di quella di De Gubernatis, anche se era più equilibrata: in un'altra lettera senza data, la Bezobrazova descriveva Katkov in questo modo:

    C'est un homme ardent, passioné, <plein> avant tout de son idée, ne s'arrêtant devant aucun moyen pour la réalizer, un fanatique en un mot [...]. L'idée fixe, la monomanie de Katkoff est la crainte du separatisme, la grandeur politique de la Russie et la haine de ses ennemies; ce patriotisme mal entendu <...> et quand il s'agit de combattre les ennemies réels ou prétendues de la Russie, il sacrifiera volontiers tous ses sentiments humains, mais il sacrifiera aussi ses intérêts personnels et cela sans hésiter [...]. Un pareil homme et une pareille tendence peuvent être antipatiques, mais elles ne méritent pas le mépris. En général, cher Angelo, il me paraît que lorsqu'on est étranger dans un pays, qu'on n'est pas à même de juger par soi même des hommes et de leur activité politique, qu'on doit se fonder sur les opinions <...> d'autres.[10]

Lezi termina la lettera citando l'aforisma di Caterina II, "qu'il valait mieux laisser échapper 200 coupables que de condamner un innocent".[11]

Avviata la collaborazione al «Vestnik Evropy», De Gubernatis sta già concependo l'idea di un proprio giornale che sia in qualche modo gemello di quello di Stasjulevič (un altro modello è la «Revue de deux mondes» di Parigi). L'idea è di attingere a tutte le culture europee, attraverso collaboratori italiani e stranieri, ma comunque competenti nei vari campi e sui vari paesi. Nella sua lettera del 5 dicembre 1869, De Gubernatis scrive a Stasjulevič che il suo scopo è creare legami fra l'Italia e l'estero,[12] e questa sua "missione" rappresenta davvero quanto di più positivo ha fatto De Gubernatis per la cultura italiana, specie per i rapporti con la Russia. Il suo intento è prevalentemente culturale, ma non solo: anche dal punto di vista politico, egli si batte per creare un filo di amicizia fra l'Italia e la Russia; nei primi anni '70 forse lo fa anche in prospettiva antifrancese (è il momento della questione romana);[13] un altro esempio è la sua difesa della Russia durante la guerra russo-turca del 1877-79, quando in tutta Europa, almeno all'inizio, la propaganda era stata generalmente fredda verso l'iniziativa russa. In generale, muove De Gubernatis uno spirito europeista e cosmopolita molto nobile e fin troppo idealista. Come programmatica della sua attività d'informazione sulla Russia si può riprendere questa sua frase: "È bene cessare di declamare contro il colosso russo per cominciare a studiare come sia fatto".[14]

La nuova rivista di De Gubernatis nasce a Firenze nel dicembre 1869, non appena lasciata la direzione della agonizzante «Rivista contemporanea». È la «Rivista europea», che, come nota la Potapova,[15] ha la stessa struttura e nome equivalente al «Vestnik Evropy». La rivista pietroburghese era, insieme alla parigina «Revue de deux mondes», un grande modello per l'alto livello degli scritti, per la visione cosmopolitica e per le sue tendenze liberali moderate e positivistiche. Nel presentare al pubblico la «Rivista europea», De Gubernatis sottolineava in maniera convincente il proprio intento di sprovincializzare la cultura italiana, mettendola a contatto con le diverse realtà europee e mondiali e facendola uscire da quello sdegnoso isolamento che da tempo era diventato un ristagnare in forme d'arte e di pensiero assai anacronistiche. Il programma della rivista rivela l'energia e la lucidità di De Gubernatis, che non lo tradì nell'arco dei sette anni in cui ne fu il direttore:

    Un periodico letterario senza parrucca, senza chierica e senza livrea, leggibile e trattabile, che parli e non declami, che sappia né di pulpito, né di cattedra, e pure non rinunci a nulla di tutto ciò che dovrebbe costituire la sua dignità e serietà, sdegnoso di servili compiacenze alle plebi, non meno che ai grandi, non partigiano, aperto a quanti sentono, più che il desiderio, il bisogno e l'energia di scuotere l'Italia dal suo presente letargo intellettuale, a quanti hanno un pregiudizio da combattere, una catena da infrangere, una impostura da smascherare, senza mai fare miserabile questione di persone...[16]

Sin dal primo numero, la «Rivista europea» presenta al suo interno non pochi contributi dedicati al mondo slavo e in particolare alla Russia: l'indice del fascicolo di dicembre 1869 comprende un articolo su Turgenev; una corrispondenza letteraria da Pietroburgo; brevi "Notizie teatrali" russe; la recensione ad un libro sulle differenze fra chiesa cattolica e chiesa ortodossa; una rubrica sulla pubblica istruzione, curata personalmente da De Gubernatis, in cui si parla, fra le altre cose, dell'università di Varsavia, dell'istruzione femminile in Russia e del benefattore Botkin.[17] La «Rivista europea» era divisa in due parti pressappoco uguali: la prima era composta di articoli più o meno estesi e di opere di narrativa o di poesia, generalmente traduzioni; la seconda parte era costituita da un nutrito numero di rubriche, rassegne e corrispondenze di poche pagine ciascuna. Fra queste rassegne e corrispondenze trovavano spazio notizie culturali da tutto il mondo. La nazione di riferimento, la più importante, risultava essere la Francia, al punto che intorno al terzo anno di esistenza la «Rivista europea» cominciò a pubblicare anche scritti in francese, nella convinzione che questa lingua avrebbe permesso un maggiore intercambio fra la cultura italiana e quelle europee: era ambizione di De Gubernatis dare alla rivista fama e diffusione internazionale. Perciò, a un dato momento lo spazio destinato alla cultura francese fu tale, che ne nacque una specie di rivista nella «Rivista», la "Revue littéraire française", curata da Amedée Roux, che occupava venti-trenta pagine per fascicolo; questo esperimento è interessante perché, come si vedrà in seguito, De Gubernatis fece un tentativo analogo per il mondo slavo. In effetti, i paesi slavi furono sempre tenuti in grande riguardo dalla «Rivista europea»; in particolare, la Russia e la Polonia godettero di spazio non minore di quello concesso a Germania e Inghilterra. In generale, era data voce a tutte le nazioni emergenti che, per mancanza di tradizione, venivano generalmente snobbate ed ignorate; fra queste era senz'altro la stessa Russia, ma anche l'Ungheria (con le rubriche dell'orientalista Géza Kuun), la Grecia (corrispondenze di Fileleutheros), l'America Latina (Osvaldo Páez), gli Stati Uniti, la Romania, la Danimarca, ecc. Per il mondo slavo si ebbero inoltre sporadici contributi su Serbia, Bulgaria, Montenegro e Boemia.[18]

Un elemento di forza della «Rivista europea» sta dunque nella partecipazione regolare o occasionale di numerosi stranieri. La rivista si avvale sin dall'inizio di collaboratori permanenti russi: Tatiana Svetoff e U., a cui più avanti si aggiungono M.D. e lo slavista francese Louis Leger (L.L.). Per la Polonia collabora assiduamente Artur Wołyński. Vediamo chi sono questi personaggi.

È risaputo che Tatiana Svetoff è lo pseudonimo di Elizaveta Bezobrazova. Lo confermano anche le sue lettere a De Gubernatis: scrive in quella del 5/17 settembre 1869 che "J'ai fini l'article sur Tourguéneff; je vais le copier et vous l'envoyer, en vous priant de m'en dire franchement votre opinion".[19] L'articolo in questione apparve sul primo numero della «Rivista europea» col titolo Giovanni Turghenieff, firmato, per l'appunto, Tatiana Svetoff.[20] Al centro del saggio stanno le figure comparate di Rudin e di Bazarov, specchio di due diverse fasi della società russa, la cui evoluzione Turgenev meglio di chiunque altro sapeva cogliere e interpretare. Altri articoli seguono quello su Turgenev, come previsto sin dall'inizio:

    Dites moi tout à fait franchement, s'il vous est aussi désagréable de garder le secret de mes articles? Vous savez que je les écris en cachette de Valdemar,[21] et j'aime mieux ne plus le faire, si vous y appliquez aussi vos moeures absolues de sincerité.[22]

Anche dalla lettera datata St.Pétersbourg, 28 oct./9 nov. [1869], si avverte che Lezi è preoccupata che il marito venga a sapere della sua attività: "Il serait furieux s'il apprenait que j'ai parlé de Katkoff comme je le fais dans cette correspondance, et serait encore plus furieux de ce que j'écris sur la femme"...[23] Il riferimento va a due scritti pubblicati sulla «Rivista europea» in date diverse e sotto due diversi pseudonimi: la corrispondenza in questione è con ogni probabilità quella, firmata U., uscita nel medesimo fascicolo di dicembre del 1869 in cui si trovava l'articolo su Turgenev;[24] l'articolo sulla donna, invece, uscì firmato Tatiana Svetoff nel fascicolo di marzo del 1870.[25] Per quanto riguarda la corrispondenza pietroburghese di "U.", essa tracciava un quadro del panorama culturale russo attraverso un'analisi delle riviste letterarie e delle tendenze da esse incarnate. U. rilevava il fatto, sicuramente curioso per il pubblico europeo, che in Russia gli scrittori pubblicavano più spesso nelle riviste che in libro, sia per i costi e le difficoltà che accompagnavano l'uscita di un libro, sia per il prestigio di cui le riviste godevano. Che U. sia proprio da identificare con Elizaveta Bezobrazova lo indica il passo in cui si tratta del «Russkij vestnik»: "Il Corriere Russo, quantunque diretto dal bollente Sig. Katkoff, pecca piuttosto per difetto di colore, che per alcuna tendenza troppo pronunciata".[26] La critica a Katkov e al suo giornale è piuttosto equilibrata e priva di astio, ma certamente severa; si può ben comprendere come mai la Bezobrazova temesse tanto di essere scoperta dal marito, che collaborava regolarmente al «Russkij vestnik» e alle «Moskovskie vedomosti», il quotidiano di Katkov. Questa prima corrispondenza di U., coi suoi giudizi sintetici e precisi, forniva informazioni sufficienti per farsi un'idea abbastanza completa delle correnti culturali russe. Naturalmente, il posto d'onore era concesso al «Vestnik Evropy», che del resto era la rivista più diffusa: U. ne sottolineava il ruolo di antagonista liberale moderato del «Russkij vestnik» e lo paragonava alla «Revue des deux mondes». Del direttore Stasjulevič, U. rileva la cura nella scelta di romanzi e novelle, che egli sottomette "ad un rigoroso esame, e non accetta, in nessuna maniera, lavori mediocri; mancando produzioni originali, ei si riduce più volentieri a pubblicare tradotti buoni romanzi stranieri".[27] Per il resto, U. nomina con rispetto ma anche con un certo distacco gli «Otečestvennye zapiski» di Nekrasov, organo principe della sinistra, mentre all'interno dell'ala slavofila, capeggiata da «Zarja», ritiene che Danilevskij sia l'unico a uscire dalla mediocrità.

Anche nel secondo articolo firmato Tatiana Svetoff, la Bezobrazova esprimeva opinioni ben distanti da quelle piuttosto conservatrici del marito. Questo confronto nascosto con Bezobrazov fu sempre presente nei suoi scritti di politica e di economia. Qui Lezi trattava un tema che le stava molto a cuore, quello della posizione sociale e giuridica della donna. Lo spunto partiva dalla pubblicazione di un celebre saggio di John Stuart Mill, The Subjection of Woman, nel quale si difendeva l'emancipazione e la responsabilizzazione della donna anche nel mondo del lavoro. Il saggio di Mill era risultato piuttosto ardito per l'epoca e aveva suscitato forti polemiche all'interno dei movimenti liberali. La Bezobrazova ironizzava a questo proposito, osservando che essi "più armeggiano per conquistare la libertà al sesso mascolino, più si mostrano restii a concederne alcuna parte alle donne".[28] Ma la Svetoff/Bezobrazova considerava l'emancipazione femminile una questione comunque interna al campo liberale, rifiutando l'ipotesi che venisse associata al socialismo: occorreva quindi risolvere la contraddizione fra le istanze liberali e la visione conservatrice sul ruolo della donna: "Bisogna voler la libertà per ogni essere umano, senza alcun riguardo al nascimento od al sesso, oppure dichiarare che la libertà non è un bene assoluto".[29] Per dimostrare che la donna è all'altezza del compito ed in grado di competere con l'uomo, la Bezobrazova si sofferma a spiegare quale ruolo essa rivesta in Russia. La Russia, infatti, è da questo punto di vista un paese all'avanguardia. Le donne del ceto alto sono istruite e autonome; si danno molti casi di proprietarie che gestiscono personalmente i propri patrimoni, dimostrando non solo di saperlo fare meglio dei loro mariti, ma peccando spesso di eccesso d'avarizia. D'altra parte, è grazie alla propria avarizia che le possidenti russe salvano i patrimoni, mentre gli uomini sono generalmente spendaccioni! La Bezobrazova avverte che la parità fra i sessi non è comunque ancora acquisita, anzi, fra i ceti inferiori la donna si trova in uno stato di sottomissione assai pietoso e forse peggiore che non in Europa.

Da questo articolo combattivo e convincente emergeva uno spaccato della società russa dell'epoca e si delineava nitidamente la notevole personalità dell'autrice. A partire da questo momento sulla «Rivista europea» fu dato molto spazio alla questione femminile, con contributi provenienti soprattutto dalla vasta cerchia delle colte amiche di De Gubernatis. Egli stesso difese spesso le istanze femminili, portando a modello le donne russe che, come già si è capito, lo avevano tanto affascinato.[30]

Sulla «Rivista europea» apparvero ancora altri tre saggi firmati da Tatiana Svetoff: il primo era dedicato alla morte di Charles Dickens, il secondo alla minoranza tedesca in Russia, il terzo alla moda dello spiritismo in Russia.[31] Il più interessante dei tre è quello dedicato ai tedeschi di Russia. La Svetoff-Bezobrazova traccia una storia sommaria della popolazione delle province baltiche, piuttosto disomogenee, e poi si sofferma sul ruolo dei tedeschi in Russia. Fra loro e i russi c'è una reciproca antipatia, dovuta alle opposte qualità dei due popoli: gli uni precisi e ordinati, gli altri approssimativi e disordinati. Secondo la Bezobrazova, i tedeschi sono utilissimi al progresso civile della Russia, poiché sono i migliori amministratori, medici e professori; tuttavia "ils sont nuisibles dans les questions politiques, comme répresentants des doctrines les plus retrogrades et les plus étroites, de l'esprit de caste et de l'inégalité devant la loi".[32]

Torniamo ora a U., il corrispondente regolare della «Rivista europea» che aveva stroncato il finale di Vojna i mir (cfr. p.27). U. è stato identificato dalla Potapova con Evgenij Utin, collaboratore del «Vestnik»; la studiosa russa afferma che

    Де Губернатис был знаком с Утиным еще до своего первого приезда в Россию. В его переписке с русскими часто встречается упоминание об Евг. Утине, который неоднократно ездил в Италию.[33]

Non ho mai trovato, nella mia ricerca, alcun riferimento personale di De Gubernatis a Utin, anche se questo nome viene citato in almeno due occasioni sulle pagine della «Rivista»;[34] evidentemente, la Potapova si riferisce a materiali conservati in Russia che non ho potuto consultare. Purtroppo questi materiali non vengono indicati, rendendone difficile il rintracciamento. In mancanza della certezza sull'identità fra U. e Utin, è lecito avanzare almeno un dubbio: se Utin era corrispondente fisso della «Rivista», è strano che alla BNF non si trovi nessuna sua lettera. Inoltre, si è appena visto come la prima corrispondenza pietroburghese firmata U. fosse opera della Bezobrazova, il che fa pensare che l'interpretazione di U. come pseudonimo fisso sia una falsa pista. Va certamente esclusa la possibilità che dietro U. si celi sistematicamente la Bezobrazova, che poté al massimo scrivere alcune delle corrispondenze in questione, così come va esclusa un'altra donna vicina alla «Rivista», Sof'ja Nikitenko: lo dimostra una lettera scritta dalla Bezobrazova nel 1871 dopo aver conosciuto la Nikitenko, la quale le aveva spiegato di non essere lei a scrivere le corrispondenze da Pietroburgo. "Qui donc est votre correspondant à Pétersbourg?", domandava allora Lezi.[35] In ogni caso, da tutto questo ventaglio di ipotesi la deduzione più naturale è che U. non fosse una sola persona, bensì una sigla di comodo attraverso la quale De Gubernatis si assicurava una corrispondenza regolare, servendosi di volta in volta di diverse fonti, a seconda della disponibilità dei suoi conoscenti russi. Probabilmente, in certi periodi egli potè disporre di un corrispondente stabile; ma a volte De Gubernatis, in mancanza di collaboratori, non esitava a pubblicare come corrispondenze brani di lettere personali ricevute dalla Russia: così nel caso appena citato di Sof'ja Nikitenko (vedi la nota precedente); così nel caso di una lunga lettera di Elizaveta Bezobrazova, datata 22 luglio/8 agosto 1871, che fu liberamente sintetizzata in due pagine nella corrispondenza del fascicolo di settembre 1871.[36]

Se U. è un personaggio fittizio, può darsi che lo stesso De Gubernatis abbia scritto, a volte, "corrispondenze dalla Russia". In generale, in conseguenza di tutto ciò, le corrispondenze di U. sono di lunghezza e qualità assai variabili. Ve ne sono di interessanti così come ve ne sono di assolutamente prive di rilevanza. I temi trattati sono di solito letterari (l'uscita di un nuovo libro, l'attività delle riviste, successi teatrali e polemiche culturali); più raramente vi si parla di musica o di temi sociali. Per fare un esempio, la corrispondenza dell'ottobre 1870 è quasi certamente opera di una donna, forse della Bezobrazova: vi si parla dell'imminente uscita di una nuova rivista tutta femminile, diretta dalla scrittrice ucraina Marko Vovčëk, «Illjustrirovannye perevody lučšich inostrannych pisatelej».[37] U. è così bene informato su questa rivista da riportarne l'indice del primo numero, che sarebbe uscito nel gennaio 1871; se ne deduce che l'autrice della corrispondenza collaborava direttamente alla rivista della Vovčëk.[38] Un'altra corrispondenza attribuibile alla Bezobrazova è quella del gennaio 1871 (pp.364-365): U. vi riferisce di una lettera aperta pubblicata da Vladimir Bezobrazov sul «Vestnik Evropy» in risposta al viennese Stein, che aveva attaccato gli interessi della Russia sul Mar Nero; U. comunica di aver trasmesso il testo della lettera alla redazione della «Rivista europea», che effettivamente ne pubblicò un estratto nel fascicolo successivo.[39] L'ultima corrispondenza firmata U. apparve nel fascicolo di dicembre del 1872. Nel febbraio del 1873 uscì invece l'unica corrispondenza firmata P. (Pypin?), intitolata Le développement musical en Russie.[40] Vi si tracciava un rapido profilo della musica russa a partire da Glinka, citando le figure più importanti, in primo luogo Čajkovskij.

Oltre ad U., sono altri due i corrispondenti fissi della «Rivista europea» che si occupano di materie slave: Louis Leger (che a volte si firma solo con le iniziali) e M.D., ovvero Mychajlo Drahomanov. Di entrambi tornerò a parlare più avanti. Diverse rubriche rimangono poi anonime. Come collaboratori occasionali intervennero diversi russi, quasi tutti legati al «Vestnik Evropy» e comunque appartenenti all'area intellettuale del mensile pietroburghese: il filologo Fëdor Buslaev, lo storico Boris Pavlovič, il romanziere Pëtr Boborykin. Inoltre, in un paio d'occasioni collaborò alla rivista il medico Aleksandr Aleksandrovič Herzen, pubblicando alcune lettere inedite dell'illustre padre, Aleksandr Ivanovič Herzen.[41] Fra gli italiani, oltre a De Gubernatis, che interveniva spesso in forma anonima nelle rubriche, collaborò per i primi tempi il poligrafo Gustavo Strafforello, con alcune notizie bibliografiche sulla Boemia, all'interno di una "Rassegna letteraria straniera" dedicata principalmente alle letterature mitteleuropee. Inoltre, in un'occasione diede un contributo slavistico alla rivista Aristide Provenzal, traducendo uno scritto su Puškin di Emilio Castelar, celebre letterato e uomo politico spagnolo.[42] Castelar dimostrava una certa incomprensione del grande poeta russo, sebbene fosse considerato uno dei pochi conoscitori della letteratura russa in Spagna.[43] La vicenda del poeta russo serviva a Castelar come simbolo del rapporto diretto fra arte e libertà: il grande poeta antitirannico fu progressivamente soffocato dal potere, che prima di spingerlo ad una morte violenta ne inaridì la vena poetica. Secondo Castelar, Puškin fu, all'inizio, il massimo esponente del romanticismo russo. Come quello francese e quello spagnolo, il romanticismo russo era libertario, a differenza di quello tedesco, reazionario e mistico. Dopo gli "impeti" romantici, subentra l'angoscia byroniana, nell'Onegin, "immagine fedele del popolo russo".[44] Puškin, per la forzata inerzia cui è costretto, si adagia nella "olimpica indifferenza dell'arte" e decade "A poco a poco ogni nobile aspirazione si estinse in quel cuore [...]. Lo Czar non aveva più nulla a desiderare, il suicidio del poeta era consumato".[45] Castelar rivela allora tutta la strumentalità del suo saggio, e con enfasi libertaria colpisce l'immagine del poeta russo, ridotto in schiavitù, privato non soltanto dell'ispirazione poetica, ma anche della propria moralità e rettitudine; allora Puškin "scagliò l'anatema contro il popolo"; "la verga del Cosacco avea spezzato l'anima di Pushkin"![46] La colpa del poeta è gravissima perché, "avendo ricevuto in dono dal genio della libertà le idee del secolo, le prostituì al dispotismo".[47] Il quadro si fa ancora più penoso: la vita di Puškin è infelice, la coscienza e il pudore lo tormentano:

    Per fuggire a quello spettro minaccioso, per sfuggire a se' stesso si annegò nei piaceri dei sensi [...]. Aprì le porte della propria casa ai buontemponi che avea compagni nella crapula, ed essi corruppero, o almeno ei lo credette, la sola donna che avesse mai amato [...]. Il poeta era stato sempre geloso come un Arabo. Nipote di un moro avea nelle vene col sangue di Otello anche le ardenti passioni di lui.[48]

Banalità e patetismo si intrecciano a scapito della verità storica, che Castelar mostra in buona misura di ignorare. L'intero saggio del democratico spagnolo è strumentale alle sue idee antitiranniche, fino al tragico epilogo, pieno di buoni sentimenti ma pur sempre assai ingiusto verso Puškin: "Nel chiuder per sempre gli occhi alla luce ei mirò la propria anima calpestata dal demone del dispotismo [...]. Destino infelicissimo di ogni anima grande nata sotto il dominio di un despota"![49]

L'articolo di Castelar non mancò di produrre reazioni fra i russi della cerchia della «Rivista europea». Nel fascicolo di febbraio del 1875 arrivò una risposta competente e dettagliata alle tesi di Castelar.[50] L'autore si firmava con le sole iniziali, J.K. ed era evidentemente un russo. Si tratta probabilmente di Jakov Chanykov (Jacques Khanikoff), che nel 1874 si trovava a Firenze. J.K. controbatte gran parte delle idee espresse da Castelar, dando un'interpretazione della vita e dell'opera di Puškin ben più veritiera. Il tono è polemico, ma pacato, cosicché la severa critica diventa a sua volta quasi un articolo autonomo sul poeta russo. J.K. non corregge Castelar soltanto laddove il letterato spagnolo si era lasciato prendere dalla foga e si era allontanato palesemente dalla verità; vengono rilevati anche errori meno vistosi, ma importanti nell'essenza. Per esempio: non fu Puškin, ma Žukovskij, il vate della scuola romantica russa; anzi, Puškin "si mostrò genio realista indipendente".[51] Inoltre, secondo il parere di J.K., il romanticismo russo fu essenzialmente filotedesco e non filofrancese.

Un altro breve scritto da segnalare è la recensione anonima ad un libro del padre Cesare Tondini de' Quarenghi, L'avenir de l'église russe (Paris, 1875), in cui si deplora lo stato di sottomissione della chiesa russa allo zar e si auspica la sua liberazione da tale potere attraverso un suo ricongiungimento al cattolicesimo. Autore della recensione è De Gubernatis, che aveva ricevuto il libro per posta da parte dell'autore, ma non condivideva per nulla la soluzione del padre Tondini:

    Noi siamo certamente d'accordo nel trovare strano e funesto che il capo politico della società ne sia ad un tempo il capo religioso; crediamo che il tempo modificherà anche questa condizione di cose in Russia, che avvicina ancor troppo lo tzar ad una specie d'idolatrato imperatore del Regno celeste; ma non crediamo niente necessario per questo che i russi si sottomettano, pel fatto religioso, all'autorità del papa; né abbiamo uopo di ricordare al padre Tondini che fino al 1870 anche il Papa fu pontefice e re nel suo stato, a quel modo ch'egli deplora che continuino ad essere gli Tzar.[52]

Già in precedenza sulla «Rivista europea» era stato recensito un libro anonimo di tema analogo, La Chiesa cattolica romana e la Chiesa greco-russa ortodossa ed in che differiscano fra loro (Firenze, 1869). Il recensore, Cesare De Crescenzio, riteneva che entrambe si fossero allontanate dal cristianesimo originario, ma la chiesa cattolica in misura maggiore.[53] La linea della rivista era moderatamente anticlericale, scelta comune all'opinione pubblica liberale dell'epoca, ma alla chiesa ortodossa è riservato comunque un maggiore riguardo. In altre occasioni De Gubernatis oppose la fede genuina e incondizionata del contadino russo a quella insincera e ipocrita dell'italiano, senza lasciare dubbi sulle sue preferenze.[54]

Questa è solo una parte degli scritti di tema slavo apparsi sulla «Rivista europea». Vanno poi ricordate le traduzioni dal russo, non molto numerose ma interessanti. Le traduzioni dal russo erano compito di Sof'ja De Gubernatis Bezobrazova, che ebbe il merito di pubblicare sulla «Rivista» la traduzione di Vešnie vody di Ivan Turgenev.[55] Come indicato, la traduzione, che apparve in seguito anche in forma di libro (Firenze, 1873; Milano, 1876), si pubblicava col consenso dell'autore, con il quale la signora De Gubernatis era in contatto epistolare.[56] Già da tempo i De Gubernatis avevano l'intenzione di pubblicare una "novinka" di Turgenev, ed erano per questo molto attenti a tutto ciò che lo scrittore dava alla luce sulle riviste russe. Già nel fascicolo di novembre del 1870 si comunicava l'uscita, sul «Vestnik Evropy», del racconto Stepnoj Korol' Lir: "Era nostro desiderio offrir tradotto ai nostri lettori questo recentissimo racconto del principe de' romanzieri russi; ma, disgraziatamente, esso non corrisponde alla grande aspettativa".[57] Al contrario del Re Lear della steppa, Acque di Primavera sembrò ai De Gubernatis degno del massimo romanziere russo. Anche al pubblico dovette piacere il racconto, a giudicare dalle due edizioni in volume che uscirono negli anni successivi alla sua comparsa sulla «Rivista europea». Lo stesso Turgenev fu soddisfatto e riconoscente a chi più e meglio di ogni altro contribuiva alla sua fama in Italia.

Nel 1876 Sof'ja De Gubernatis tradusse per la rivista un racconto di Vsevolod Krestovskij, pseudonimo di Nadežda Dmitrievna Chvoščinskaja (1824-1889): Gospoža Ridneva, uscito nello stesso periodo sul «Vestnik Evropy».[58] La stessa Sof'ja De Gubernatis premise una breve nota biografica sulla scrittrice russa, che in quegli anni godeva di una notevole popolarità, grazie soprattutto al romanzo Bol’šaja Medvedica, che era stato pubblicato pure sul «Vestnik Evropy» nel 1870-71. Nadežda Chvoščinskaja era amica di Sof'ja Nikitenko e grande amante dell'Italia. I De Gubernatis ebbero modo di conoscerla personalmente a Firenze fra il 1874 e il 1875, e a ciò si deve la traduzione di Sof'ja De Gubernatis. Le opere della Chvoščinskaja erano generalmente legate all'idea dell'emancipazione femminile, tema che, come si è visto, era assai caro alla «Rivista europea» e alle sue numerose collaboratrici. Va poi rilevato che la Chvoščinskaja era un'ottima conoscitrice della letteratura italiana dell'epoca e ne padroneggiava la lingua; ciò le permise di diventare negli anni '80 una prolifica traduttrice e divulgatrice della narrativa italiana in Russia, con predilezione per Verga e per i veristi.[59]

Su altre traduzioni di Sof'ja De Gubernatis tornerò in seguito; per il resto, per quanto riguarda il mondo slavo, rimane da segnalare un'unica, breve traduzione dal polacco: la poesia Elegia antica di Władysław Kulczycki tradotta da Ettore Marcucci.[60]

De Gubernatis dava, insomma, la massima importanza al settore slavo, e in particolare russo, della sua rivista. Per potenziare ancora di più questo settore, egli provò ad instaurare degli scambi con riviste russe: propose a Stasjulevič e al direttore della «Russkaja starina» Michail Ivanovič Semevskij un patto in questi termini: De Gubernatis s'impegnava a comunicare regolarmente ai propri lettori l'indice del giornale russo con cui avveniva lo scambio e, nel caso che le pubblicazioni fossero particolarmente interessanti, di tradurle; in cambio, chiedeva lo stesso trattamento in Russia nei confronti della sua rivista; egli contava in questo modo di pubblicizzare il proprio giornale all'estero e di stringere più stretti e diretti rapporti fra l'Italia e la Russia. Ma Stasjulevič snobbò la sua proposta, sebbene rivolta in più occasioni,[61] e non diede mai notizie della «Rivista europea» dalle pagine del «Vestnik». In quanto a Semevskij, ricevette da De Gubernatis la seguente lettera, in russo, forse scritta da Sof'ja De Gubernatis, conservata al Puškinskij Dom di Pietroburgo:[62]

    Firenze 30 agosto 1870,

    Via Leonardo da Vinci,

    presso la porta S.Gallo.

    Casa propria

      Милостивый Государь,

    Желая, на сколько мне это возможно, содействовать к литературной связи между Италией и Россией, я осмеливаюсь просить Вас, присылать мне Ваш столь известный Журнал — Русская Старина, в замене моего Rivista Europea, и сделать одолжение указать способ по которому она могла бы доставляться верно и правильно.

    Rivista Europea выходит во Флоренции 1-го числа ежемесячно, книга состоит из 200 страниц; ее тенденция познакомить чужие краи с Италией, так как Италию с чужими краями.

    Я получаю регулярно Вестник Европы и перевожу его соммарий на итальянский язык в Rivista Europea. Тоже самое я охотно бы делал для Вашего замечательнейшего Журнала, который интересует меня во многих отношениях.

    В надежде на благоприятного ответа [...],

    Милостивый Государь

      С истинным уважением

        Angelo De Gubernatis

A quanto pare, anche Semevskij non rispose, cosicché De Gubernatis si trovò a dover rinunciare alla propria idea, anzi l'applicò unilateralmente nei confronti del «Vestnik Evropy»: a partire dal fascicolo di gennaio 1870, e per parecchio tempo, egli riportò regolarmente l'indice del «Vestnik» all'interno della rubrica "Notizie letterarie";[63] inoltre, sulla «Rivista europea» si davano frequenti resoconti sui materiali più interessanti che apparivano di volta in volta sulla rivista pietroburghese.[64] Curiosamente, De Gubernatis fece un altro tentativo di stabilire rapporti con la «Russkaja starina» nel 1878; alla BNF si conserva infatti la risposta della redazione del giornale russo, che comunica laconicamente che il direttore è all'estero.[65] Dalla lettera non è dato sapere quali nuove proposte avesse avanzato il vulcanico De Gubernatis, ma evidentemente anche questa volta non ci fu seguito.

Tornando alla «Rivista europea», abbiamo visto come fosse ricca di collaboratori russi; l'informazione sulla Slavia era quasi completa e mai fino ad allora vi si era dedicata in Italia tanta attenzione. Fondamentalmente, erano due gli assi portanti del giornale dal punto di vista della slavistica: l'asse De Gubernatis-Bezobrazova e l'asse De Gubernatis-Leger. Del secondo parlerò in un capitolo a parte; ora mi concentrerò sulla figura di Elizaveta Bezobrazova, della quale ho già parlato per il suo ruolo nella formazione "russistica" di De Gubernatis e per il suo ruolo nella «Rivista europea».

Elizaveta Bezobrazova non era soltanto un'attiva collaboratrice della rivista, ma anche e soprattutto consigliera e maestra di De Gubernatis, sua informatrice e grande amica, cosa di non poca importanza, poiché De Gubernatis diede sempre un taglio personale ed affettivo ai propri lavori. Ritengo che la principale causa del suo raffreddamento verso la Russia a partire dagli anni '80, sia dovuta alla perdita dei principali amici russi, fra cui la Bezobrazova, morta nel 1881.

Dalle lettere di "Lezi" al "cher Angelo" possiamo in buona parte ricostruire il background della «Rivista europea» e nel contempo scoprire la personalità eccezionale di questa donna. La corrispondenza fra i due avveniva in maniera semiclandestina, ovvero di nascosto da Vladimir Bezobrazov; anche Sof'ja De Gubernatis e più avanti l'amica comune Sof'ja Nikitenko entrarono nella piccola "società segreta" di Lezi, che a partire dall'articolo su Turgenev del '69 diventò una pubblicista assai prolifica e interessante; la rivista di De Gubernatis fu per lei il trampolino di lancio verso le più prestigiose riviste europee, per le quali scriverà articoli che otterranno a volte risonanza anche in Russia. Non è superfluo ricordare che la Bezobrazova conosceva a perfezione l'inglese, il francese e il tedesco, e anche per questo la sua cultura era vastissima. Ma questa attività segreta fu per lei molto difficile e avara di soddisfazioni. Sin dall'inizio, il timore che il marito venisse a conoscenza di tutto la portava a frequenti crisi e ripensamenti; non c'è quasi lettera in cui ella non scongiuri De Gubernatis di serbare il segreto. Inizialmente, egli la esortava ad entrare in conflitto aperto col marito, ma lei rifiutava: l'opinione pubblica sarebbe stata dalla parte del marito e a rimetterci sarebbero stati i figli.[66] Nella lettera del 17/29 dicembre '69, Lezi prega il cognato di non inviarle più la «Rivista europea»: se "Waldemar" (il marito) la leggesse potrebbe indovinare chi scrive sotto lo pseudonimo di Tatiana Svetoff.[67] Quali fossero i motivi di contrasto col marito, Lezi lo spiega nella lettera del 29 marzo 1870:

    Waldemar a une anthipatie trop prononciée pour les femmes qui s'occupent de littérature, et ma manière de voir diffère trop de la sienne pour qu'il y ait moyen d'en venir à une entente. Si je pouvais le persuader de me laisser écrire, il s'attaquerait à chaque mot de mes articles et chacune de mes idées deviendrait un sujet de troubles et de disputes. La seule chose que je pourrais obtenir peut être, c'est qu'il me laissât écrire pour les enfants, mais je ne sais pourquoi ce genre ne me sourit plus.[68] C'est peut être pourquoi j'en ai charge d'un autre, de la critique que me va si bien et que me fait tant de plaisir [...]. Lorsque j'ai lu dans ta lettre que l'Athenaeum[69] avait parlé de mon article, cela m'a plus effrayée que réjouie, tellement j'ai peur de tout ce que peut attirer l'attention et me faire découvrir.[70]

La paura prende periodicamente il sopravvento sul desiderio di scrivere e sulla volontà di riscattarsi dal marito. È grande merito di De Gubernatis quello di avere costantemente incoraggiato la cognata, anzi, fu proprio lui a insistere perché lei scrivesse per la sua rivista. Ma Lezi lo pregava di non pubblicizzare il personaggio Tatiana Svetoff:

    Je veux maintenant écrire un aperçu de la littérature italienne; ce serait très intéressant, mais seulement, je t'en supplie, si tu parles de la Rivista Europea, ne dis rien de Tatiana Svetoff, car cela donnerait bien à des questions.[71]

Nella lettera del 26 maggio 1870, la Bezobrazova riferisce di aver spedito a De Gubernatis l'articolo sul romanzo inglese, che venne pubblicato sulla «Rivista europea» nel numero di agosto dello stesso anno (l'originale è conservato insieme alla lettera),[72] ma non ne è soddisfatta e invita De Gubernatis a bruciarlo nel caso non sia valido.[73] Nella stessa lettera racconta con rammarico che non verrà in Italia perché il marito è contrario: i De Gubernatis l'avevano invitata, ma lei teme di ispirare in Vladimir "un mauvais sentiment contre vous".[74] A quanto pare, il ruolo di confidente e un po' di sobillatore di De Gubernatis era intuito da Bezobrazov, che fu sempre piuttosto asciutto col cognato. Comunque, egli più volte aiutò De Gubernatis a stabilire dei contatti di lavoro in Russia, specie con riviste, come nel caso, poco felice, delle «Moskovskie vedomosti». A sua volta, Bezobrazov domandava nel dicembre 1870, attraverso la moglie, di trovargli in Italia chi gli pubblicasse una memoria in difesa della Russia, scritta in risposta ad un articolo polemico del viennese Stein; la moglie lo aveva già tradotto in tre lingue: "Valdemar veut aussi te demander de la publier, soit dans quelque journal quotidien, soit dans la Rivista"...[75] Come si è già detto, De Gubernatis pubblicò la lettera aperta di Bezobrazov direttamente sulla propria rivista, esaudendo così il desiderio del cognato.

Spesso, nelle lettere della Bezobrazova c'è spazio per fatti di cronaca e notizie di attualità russa. Per esempio, la lettera datata 27 luglio/8 agosto 1871 fornisce una serie di informazioni molto interessanti: Lezi trasmette a De Gubernatis il materiale richiestole per la Zoological Mythology (su quali siano le superstizioni dei russi legate agli animali); racconta poi di come in Russia imperversi il colera; segnala, infine, come l'attenzione generale sia incentrata sul processo Nečaev.[76] Riporto ampi passi di questa lunga lettera:

    Nos paysans n'ont que peu de superstitions se rapportant aux animaux, ou bien n'aiment pas à les dire [...].

    Le hurlement du chien annonce une incendie, une mort ou un malheur quelconque; lorsque le chien va creuser terre, c'est un signe de mauvais temps.

    Le loup qui entre dans un village est un homme métamorphosé par un mauvais génie, car un vrai loup n'oserait jamais y pénétrer.

    Lorsqu' un cheval est en sueur dans l'écurie, c'est qu'il a été monté par un lutin ou un farfadet (домовой).

    Lorsqu' une vache noire marche à la tête de troupeau, c'est un signe de pluie; une vache jaune ou claire annonce au contraire le beau temps.

    Lorsque le chat se lave avec sa patte, il annonce des visites.

    Une poule qui crie comme un coq annonce un malheur et il faut la tuer.

    On observe le vol des Bojia Korovka[77] pour savoir si l'on vivra.

    Une araignée qui descend sur l'homme lui apporte du bonheur; une araignée qui fait beaucoup de toile annonce le beau temps. Néanmoins, celui qui tue une araignée est délivré d'un péché.

    Celui qui vol un œuf à une poule se charge l'âme de quarante péchés.

    Le corbeau qui croasse annonce la pluie.

    La pie qui croasse près de la maison annonce des visites.

La lettera prosegue con la descrizione dell'epidemia di colera abbattutasi sulla Russia a causa di un'estate troppo torrida:

    les chaleurs trop fortes ont abîmé l'avoine et l'herbe. Le choléra qui régne dans nos environs épargne Noscovo jusqu' ici, et comme il s'affaiblit, nous pouvons espérer ne pas le voir de près. Ce n'est pas que je le craigne, mais les paysans en ont un terreur inimaginable et souvent ils tombent malades par imagination, mais souvent aussi, ils meurent sans secours et répandant autour d'eux le panique. Nous avons acheté une pharmacie à cet usage, et la perspective d'être secouries à temps les rassure un peu. Il faut avouer que là, où les propriétaires manquent [...], les mesures sanitaires laissent fort à désirer. Les autorités des villes trouvent que le meilleur remède est de jeter dans l'eau les concombres et les fruits qu'on apporte au marché, et le peuple lui même ne sait qu'arranger des processions d'images l'une plus sainte que l'autre, où il dort son dernier son, et redoubler de sévérité dans ses carêmes, c'est à dire se priver du lait, la seule nourriture saine qu'il ait. La plupart des propriétaires partage ces croyances dans le mérite des processions et du maigre et elles sont tellement <...> que toute objection paraît un sacrilège. Les églises et les convents en font leur profit, et l'autre jour nous vîmes une croix miraculeuse, arrivée, au dire du peuple, toute seule à Dmitrovo, 1000 ans avant la naissance de Jésus Christ, transportée en grande pompe d'un village à l'autre, et les paysans payent par 1 r. 25 c. pour l'entrée de cette croix dans leur isba. D'autres vont faire des pèlerinages dans un convent où est apparue une image miraculeuse de la Sainte Vierge et laissent pendant ce temps leurs enfants ou leurs champs à la grace de Dieu. À côté de cette dévotion, court le bruit que le choléra est dû à des empoisonneurs [...]. Il est heureaux que dans tout ce cas, il n'y ait pas antagonisme entre les classes de la société et que la noblesse peuvait avoir de l'influence sur les paysans, c'est à dire les hommes civilisés sur les ignorants. Tu sais peut être qu'il se prépare une grande réforme des impôts en Russie: la capitation qu'il <n'y a> actuellement que pour les classes inférieures va être simplifiée par un impôt plus équitable et il est à rémarquer que c'est la noblesse qui s'est prononciée partout avec la plus d'énergie pour l'abolition de ses privilèges terriers que les classes soumisses n'ont fait sélon leurs droits [...].

    Pour le moment l'intérêt général est porté sur le procès Netchaieff, émissaire de Bakounine, premier procès politique jugé publiquement en Russie, et il faut avouer que Bakounine et compagnie gagneraient beaucoup à rester inconnus et que les amis de l'ordre peuvent se réjouir d'entendre leurs doctrines proclamées [...]. Cette société secrète qui avait pour bute de renverser le gouvernement établi, et pour moyen d'action un capital de 300 roubles et quelques <dizaines> de pauvres jeunes étudiants est plutôt ridicule que dangereause, mais ses principes n'en sont pas moins dégoutants et la facilité avec laquelle elle a mis à mort un de ses membres, Ivanow, pour s'être permis de contredire Netchaiew, prouve ce que la société peut attendre de la propagation de cette nouvelle <aise> de liberté, proclamées par les révolutionnaires et combien le dispotisme qu'on veut renverser lui est préférable. Ce procès est très <curieux> et je te conseille d'en faire mention dans ta Rivista et d'y constater les résultats pratiques de l'activité bienfaisante de Bakounine.[78]

Come ho già segnalato, De Gubernatis accolse in modo singolare questa proposizione, sintetizzando buona parte della lettera di Lezi in una corrispondenza firmata dal solito U. Però successivamente non diede altro risalto al processo Nečaev, che rimase sostanzialmente ignoto al pubblico della «Rivista».

L'attività pubblicistica della Bezobrazova, cominciata su impulso di De Gubernatis, si fa con gli anni man mano più costante; Lezi prende sempre maggiore coraggio e, sebbene non affronti il marito apertamente, il suo atteggiamento si fa sempre più di sfida. Nella lettera del 12/24 settembre 1873, dopo aver riferito che sta traducendo uno studio del marito intitolato La guerre et la révolution, scrive:

    A propos de mes exploits littéraires, j'ai un sécret à te confier, cher Angelo, et je compte sur ta discretion habituelle, ainsi que sur celle de Sophie, pour me le garder fidèlement. J'ai écrit un article sur l'émancipation des femmes dans ses rapports avec le socialisme, que va être publié par le Journal des Economistes à Paris, et dont j'y reviens sur certaines idées, développées dans l'article sur Mill...[79]

Non solo le idee che esprime in questo articolo sono opposte a quelle del marito, ma addirittura "j'ai même profité, dans un cas contraire, de matériaux qu'il avait rassemblés pour tracter la question à son point de vue".[80] Un'operazione dal sapore beffardo, scrivere l'articolo implica una sfumatura di sfida, di guerriglia clandestina e silenziosa contro il marito, che nei rapporti diretti era dominante. Di certo, al di là di tali piccole vendette, la vita di questa donna appare molto infelice. Le dispute maggiori avvenivano sull'educazione dei figli: Vladimir Bezobrazov non tollerava che la moglie trasmettesse ai figli certe sue idee, prime fra tutte quelle sull'emancipazione femminile. Così, Bezobrazov scriveva a De Gubernatis che i motivi di attrito con la moglie stavano appunto nell'educazione della figlia Marija:[81] Lezi credeva nell'emancipazione femminile e disprezzava con ciò l'autorità dei parenti e dell'opinione pubblica: Bezobrazov rimproverava anche De Gubernatis per il fatto di appoggiarla in queste idee.[82]

Il timore che il marito portasse a compimento le frequenti minacce di separarla dai figli bloccava spesso la combattività di Lezi, che si piegava alla sua volontà: sembra di ripercorrere la vicenda di Anna Karenina! I De Gubernatis invitavano regolarmente l'amica a Firenze, ma ogni volta il veto del marito, ora aperto, ora celato da scuse, le impediva questa "boccata d'aria". Dalle lettere di Lezi compaiono frequenti propositi di infrangere l'imposizione del marito, ma il risultato finale è sempre un'amara rinuncia. Solo una volta, negli ultimi anni di vita, alla Bezobrazova riuscì il viaggio a Firenze.

Infelice nella vita, la Bezobrazova trovava una valvola di sfogo nella letteratura e fu sempre attenta all'attività russistica di De Gubernatis. Nella lettera del 5/17 luglio 1874 riferisce il giudizio della suocera e quello proprio sull'articolo di De Gubernatis dedicato ad Aleksej Tolstoj, in cui ancora una volta egli attaccava le correnti più radicali della politica russa:[83] Elizaveta Pavlovna, la suocera,

    En part est mécontente de ton opinion sur les nihilistes; il est possible qu'elle soit un peu exagérée, mais pour une lecture publique, il faut changer un peu les couleurs, si on veut produire de l'impression [...]. Pour moi, je ne pense pas que la critique démocratique <...> au comte Tolstoy de son titre et des ses relations à la cour; pour le titre, personne n'y a fait attention, et le comte Léon Tolstoy <n'est aussi> pas dans la faveur de ce même parti, et les relations à la cour ne <comptaient> rien non plus, si Alexis Tolstoy n'avait le premier déclaré la guerre au parti démocratique; l'injustice de ce dernier à son égard n'est plus ou moins que des répresailles.[84]

La Bezobrazova si riferisce alle vive polemiche che circondavano Aleksej Tolstoj, isolatosi dagli schieramenti politici russi e in particolare molto critico verso il campo democratico; nella famosa lettera biografica a De Gubernatis, che era servita a questi proprio per preparare la sua conferenza sullo scrittore, Tolstoj si definiva vittima di entrambi gli schieramenti, in quanto espressioni diverse della stessa tendenza al dispotismo. De Gubernatis partiva da questa posizione per ribadire la sua tesi del rapporto causa-effetto fra dispotismo (incarnato nel "partito" di Katkov) e nichilismo (esteso quasi all'intera area democratica), dedicando invece minore attenzione alla polemica fra i sostenitori dell'utile nell'arte e i difensori dell' "arte per l'arte", uno dei quali era appunto, per propria ammissione, Tolstoj.[85]

Dalle lettere della Bezobrazova emergono poi notizie su sue corrispondenze per la «Rivista europea», a quanto pare spedite attraverso un uomo di fiducia, un certo Molinari che si trovava a Pietroburgo: forse l'economista belga Gustave de Molinari, assiduo frequentatore della Russia. Da Losanna la Bezobrazova scriveva nel 1876:

    Molinari est enfin revenu, mais je ne crois pas reprendre mes correspondances: la situation est trop tendue pour pouvoir le faire d'ici en coscience et, j'ai trop peur des Revues [...]. Si je pouvais placer des histoires pour les enfants, j'en écrirais encore, mais chez nous, les librairies sont en déroute et font faillite l'une après l'autre, de sort qu'il ne faut pas y songer. Ne connaitrais tu pas d'éditeurs à Paris? On pourrait toujours essayer.[86]

Le corrispondenze a cui la Bezobrazova si riferisce non sono per la rivista di De Gubernatis, ma per una rivista inglese o francese (forse il «Journal des Débats»). Già a dicembre riprende a scrivere: "J'ai recommencé mes cor-respondances et je suppose qu'on les publie, quoique je n'ai pas de nouvelles certaines, et c'est avec cet argent que je me propose de faire le voyage d'Italie".[87]

Quando nel 1876 De Gubernatis lasciò repentinamente la «Rivista europea», anche la Bezobrazova smise, naturalmente, di collaborare al giornale; in compenso, con l'aiuto di De Gubernatis trovò un posto di corrispondente per un giornale inglese, la «Contemporary Review» di Londra, come si deduce dalla lettera del 10/22 febbraio 1878. Il primo articolo offerto alla rivista londinese tratta dei partiti politici russi e dell'influenza della guerra russo-turca sulla loro condotta. Il secondo "contient un parallèle entre Tourguénieff et le comte Tolstoy, avec l'analogye de leurs dernières œuvres". La Bezobrazova spiega così la sua scelta: "il m'a semblé que la Russie était encore trop peu connue pour parler un peu de tout, et qu'il valait mieux traiter chaque sujet à part, en entrant dans plus de détails".[88] Ormai la Bezobrazova non avrà più l'opportunità di collaborare a riviste dirette da De Gubernatis, che dopo aver lasciato la «Rivista europea» per alcuni anni si limitò a scrivere per giornali altrui.

Lezi morì nel 1881, due anni prima che l'amico fondasse la «Revue internationale». Negli ultimi anni della sua vita, questa donna riuscì a rendere aperto il conflitto col marito, anche perché i figli erano ormai cresciuti (in particolare Pavel cominciava a distinguersi come bizantinista). I Bezobrazovy vivevano di fatto separati, e Lezi aveva maggiore libertà per scrivere; comunque, non rinunciò mai agli pseudonimi, "E.Vasil'evskaja" in patria e "Tatiana Svetoff" all'estero. Questa donna a cui De Gubernatis dovette molto, capace di influenzare i suoi giudizi e di consigliarlo nelle letture, a sua volta gli fu debitrice per l'aiuto fondamentale che egli seppe darle per uscire dall'isolamento intellettuale nel quale era costretta; inoltre, proprio grazie ai De Gubernatis, nel 1873 Lezi fece conoscenza con la traduttrice Sof'ja Nikitenko, che divenne la sua migliore amica. Gli esordi della russistica italiana sono perciò collegati a questo intreccio di vite, a così intensi e delicati rapporti personali.

Difficile dire quando Vladimir Bezobrazov sia venuto a sapere della vita letteraria della moglie. Le notizie sulla vera identità di Tatiana Svetoff circolavano già nel 1881, subito dopo la morte di Elizaveta Bezobrazova. Si conserva alla Biblioteca Nazionale di Mosca una lettera di Ivan Aksakov a Vladimir Bezobrazov, in cui dopo la firma appare questo interessante post scriptum:

    О какой Татьяне Световой, псевдоним Безобразовой, говорит Губернатис (спрашивает меня А.Н. Бахметева)?[89]

Chissà se Bezobrazov fu in grado di rispondere...

 

  1. Cfr.DG, lett. a I.P.Minaev, 23 juin 1869, Noskovo, PD, f.340,2,23.
  2. Cfr. Fibra , p.288. Per la verità, fu lo stesso De Gubernatis a proporre a Wagner di musicare il dramma: Wagner fu ospite con la moglie Cosima dei De Gubernatis nel villino Vidyâ , nel 1871 o nel 1872, ci fu un rapporto molto cortese a cui seguirono alcune lettere. Ma il compositore, in una lettera da Bayreuth del 1872, declinò gentilmente l'offerta, adducendo a spiegazione la grande quantità di progetti già accumulati e il fatto di conoscere molto poco l'italiano (Vedi R.Wagner, BNF, cart.DG, 133,6).
  3. ibid., p.293.
  4. Потапова, Русско-итальянские..., cit ., p.132.
  5. L'originale si trova al PD, arch. Stasjulevič.
  6. Cfr. Потапова, Русско-итальянские..., cit ., pp.132-133; la lett. di DG si conserva al PD, arch. Stasjulevič.
  7. Vedi M.M.Stasjulevič, Kissingen, le 6/18 juillet 1869, BNF, cart.DG, 118,45.
  8. "Корр. из Флоренции": Вселенский собор и современные либералы и клерикалы в Италии , in «V.E.», 12(1869), pp.936-949. L'art. è appassionato e decisamente anticlericale.
  9. Cfr. E.Bezobrazova, Noskovo, 3 Août [1869], BNF, cart.cit.
  10. Id ., Lundi matin, [s.d.], ibid.
  11. ibid.
  12. Cfr. Потапова, Русско-итальянские..., cit ., p.133.
  13. E la rottura diplomatica fra Italia e Russia, nata nel 1859, fu superata proprio nel 1870 (Cfr. Cronia, La conoscenza..., cit ., p.379; Потапова, Русско-итальянские..., cit ., p.141).
  14. «N.A.», "Rass.lett.stran.", feb.1878, p.355.
  15. Vedi Потапова, Русско-итальянские..., cit ., p.100.
  16. DG, Presentazione [della «Rivista europea»] , in «Riv.eu.», dic.1869, p.3.
  17. Vedi in bibliografia.
  18. Vedi in bibliografia. I contributi sulla letteratura ceca sono per lo più concentrati nella "Rassegna delle letterature straniere" di Gustavo Strafforello.
  19. E.Bezobrazova, St.Pétersbourg, 5/17 septembre 1869, BNF, cart.cit.
  20. «Riv.eu.», dic.1869, pp.81-93; gen.1870, pp.298-312.
  21. Il marito Vladimir.
  22. E.Bezobrazova, 5/17 septembre 1869, lett.cit.
  23. E.Bezobrazova, St.Pétersbourg, 28 oct./9 nov. [1869], BNF, cart.cit.
  24. U., Corrispondenza da Pietroburgo , in «Riv.eu.», dic.1869, pp.149-153.
  25. T.Svetoff, La Posizione legale della Donna , in «Riv.eu.», mar.1870, pp.3-13.
  26. U., Corr. da Pietroburgo, cit. , p.150.
  27. ibid. , p.151. In nota a questa frase, DG aggiunse a nome della Direzione: "E il medesimo faremo noi in questa nostra Rivista Europea ".
  28. T.Svetoff, La Posizione, cit. , p.3.
  29. ibid. , p.5.
  30. A proposito, in nota all'articolo della Bezobrazova De Gubernatis osservava come in Italia il libro di Mill non fosse stato ancora né tradotto, né commentato: «Si direbbe un'amara ironia per l'Italia, ove nessuno si curò di far apprezzare il bel libro del Mill alle nostre care, ma troppo poco esigenti donnine...» ( La Posizione..., cit. , p.13).
  31. T.Svetoff, Thackerey e Dickens , in «Riv.eu.», ago.1870, pp.490-494; Id., Les allemands en Russie , ibid. , feb.1872, pp.407-417; Id., Le spiritisme en Russie, ibid. , mar.1876, pp.57-66.
  32. Svetoff, Les allemands, cit. , p.416. Vedi sullo stesso tema il cap.I, p.31.
  33. Потапова, Русско-итальянские..., cit. , p.110.
  34. Nella seconda corrispondenza da Pietroburgo di U. si cita il "giovane e colto critico Utin" (U., Nostra corrispondenza. Pietroburgo , in «Riv.eu.», gen.1870, pp.330-331); nella rubrica "Stranieri in Firenze" del giugno 1873, p.193, si riferisce dell'arrivo del "distinto giovine critico letterario del Messaggiere d'Europa di Pietroburgo, signor Eugenio Utin".
  35. E.Bezobrazova, St.Pétersbourg, 5/17 Mai 1871, BNF, cart.cit. Dalla stessa lettera risulta che DG aveva comunque pubblicato come corrispondenza una lettera personale scrittale dalla Nikitenko, che si era lamentata del fatto. Si tratta probabilmente della corrispondenza di U. del fascicolo di maggio 1871 («Riv.eu.», mag.1871, pp.537-538), o forse del breve articolo anonimo La letteratura russa nel 1870 , apparso nel marzo 1871, pp.131-134.
  36. U., Nostra corrispondenza russa , in «Riv.eu.», set.1871, pp.192-193. Riporto il testo originale, molto più ampio e interessante, a pagina 49-50.
  37. U., Corrispondenza da Pietroburgo , in «Riv.eu.», ott.1870, p.346.
  38. Cfr. E.Bezobrazova, St.Pétersbourg, 14/26 novembre [s.a.], BNF, cart.cit.: «j'appartiens à titre d'actionnaire à un petit cercle de dames, qui publie des romans étrangers en traduction...».
  39. V.Besobràsoff, La questione del mar Nero , in «Riv.eu.», feb.1871, pp.522-526. Cfr. E.Bezobrazova, Noskovo, 1/13 Dec.1870, BNF, cart.cit.: lo stesso Bezobrazov pregava il cognato di pubblicare la lettera.
  40. P., Corrispondenza russa: Le développement musical en Russie , in «Riv.eu.», feb.1873, pp.642-643.
  41. Lettere ad un vecchio amico; Daniel Thiers. Articoli inediti di Alessandro Herzen (padre), tradotti e presentati da A.A. Herzen, in «Riv.eu.», feb.1871, pp.413-424; mar.1871, pp.32-42. Lettera inedita di Alessandro Herzen padre a suo figlio il Dottore Alessandro, in Strenna della «Riv.eu.» , Anno I, 1872, pp.109-114.
  42. A.Provenzal, Pushkin giudicato da Castelar , in «Riv.eu.», dic.1874, pp.62-71.
  43. Vedi М.П.Алексеев, Русский язык и литература в мадридском "Атенее" в 60-х годах XIX в. , in AA.VV., HISPANICA: статьи по испанистике , Ленинград, 1947, pp.45-48 .
  44. Provenzal, op.cit. , p.66.
  45. ibid. , p.67.
  46. ibid.
  47. ibid., p.68.
  48. ibid. , p.69.
  49. ibid. , pp.70-71.
  50. J.K., "Notizie letterarie slave": Pushkin giudicato da Castelar (Risposta) , in «Riv.eu.», feb.1875, pp.616-621.
  51. ibid. , p.617.
  52. "Gazzett. bibliogr. straniero": L'avenir de l'eglise russe par le R.P.C. Tondini barnabite, in «Riv.eu.», mar.1875, p.190.
  53. Cfr. C.De Crescenzio, [rec. a] La Chiesa cattolica romana e la Chiesa greco-russa ortodossa ed in che differiscano fra loro , Firenze 1869, in «Riv.eu.», dic.1869, p.167.
  54. Vedi DG, Romanzieri contemporanei: Teodoro Dastaievski, in «N.A.», apr.1881, pp.423-435.
  55. G.Turghenieff, Acque di Primavera. Racconto Russo tradotto da Sofia De Gubernatis Besobràsoff (col consenso dell'autore), in «Riv.eu.», dal fasc. di luglio 1872 a quello di marzo 1873.
  56. Vedi Потапова, Неизвестные письма..., cit.
  57. "Notizie letterarie", in «Riv.eu.», nov.1870, pp.555-556.
  58. V.Krestowski (N.D.Hvoscinski), La Signora Ridneff , traduzione di Sofia De Gubernatis-Besobrasoff, in «Riv.eu.», feb.1876, pp.401-433; mar.1876, pp.119-153.
  59. Cfr. Потапова, Русско-итальянские..., cit. , pp.186-188.
  60. L.Kulczycki, Elegia antica , trad. dal polacco di Ettore Marcucci, in «Riv.eu.», ago.1873, pp.502-506.
  61. Vedi Потапова, Русско-итальянские..., cit ., pp.133-134.
  62. DG, lett. a Semevskij, PD, f.202.2.112.
  63. Nella stessa rubrica, nel fascicolo di settembre del 1870 (p.156), egli annunciava l'uscita di «Russkaja starina» come nuovo periodico "ove si raccolgono numerose e veramente preziose rarità inedite dell'antica storia e letteratura russa".
  64. La stessa operazione, DG la tentò anche con riviste di altri paesi, come per esempio il londinese «Atheneum»; per parecchio tempo, e con frequenza abbastanza regolare, la «Riv.eu.» pubblicò gli indici di un'altra rivista slava, la «Biblioteka Warszawska», con cui era in atto un vero interscambio; per un periodo assai ridotto, poi, furono riportati gli indici della praghese «Osvěta».
  65. Vedi "Russkaja Starina" (Red.), 2 Novembre 1878, BNF, cart.DG, 109, 59.
  66. Vedi E.Bezobrazova, St.Pétersbourg, 1/19 Oct. 1869, BNF, cart.cit.
  67. Vedi Id. , St.Pétersbourg, 17/29 Dec. 1869, ibid.
  68. In effetti, la Bezobrazova divenne in seguito scrittrice per l'infanzia e per questo è maggiormente ricordata.
  69. Prestigiosa rivista londinese; vi collaborò lo stesso De Gubernatis e, più avanti, la Bezobrazova.
  70. E.Bezobrazova, St.Pétersbourg 29 Mars/10 Avril 1870, BNF, cart.cit.
  71. ibid. Il lavoro sulla letteratura italiana era forse destinato a una rivista russa, ma non ho altre notizie in proposito.
  72. T.Svetoff, Dickens..., cit.
  73. Vedi E.Bezobrazova, Noskovo 26 mai/7 juin 1870, BNF, cart.cit.
  74. ibid.
  75. Id ., St.Pétersbourg 1/13 Dec. 1870, ibid.
  76. Id ., Nascovo 27 juillet/8 août 1871, ibid.
  77. Б о ж ь я к о р о в к а : la coccinella. «...è curioso che [...] in Russia, come in Piemonte, la coccinella s'inviti a salire al cielo : "Vecchina di Dio, Vola al cielo, Dio ti darà del pane", nel russo vi sia pure l'assonanza che si nota nel dialetto piemontese con la parola cielo (Boszia karovka/ Paletì na niebo ;/ Bog dast tiebé hleba )» (DG, Max Müller e la Mitologia comparata , in «Riv.eu.», mag.1875, p.410).
  78. ibid.
  79. Id ., St.Pétersbourg 12/24 Sept. 1873, ibid.
  80. ibid.
  81. Marija Vladimirovna Bezobrazova (1857-1914) divenne storica della filosofia e attiva intellettuale. Sia lei che il fratello Pavel si occuparono molto della questione femminile, sulle orme della madre.
  82. V.Bezobrazov, St.Pétersbourg 15/27 Avril [s.a.], BNF, cart.DG, 12,34.
  83. Vedi DG, Il conte Alessio Tolstoi , in «Riv.eu.», mag.1874, pp.401-424.
  84. E.Bezobrazova, Noscovo 5/17 Juillet 1874, BNF, cart.cit.
  85. Vedi la lett. di Tolstoj a DG del 4 marzo 1874, pubblicata in trad. russa nel suo Собрание сочинений в 4 томах , Москва, 1964, t.4, pp.426-427.
  86. Id., Lausanne 2 Nov. 1876, ibid.
  87. Id., Lausanne, 24 Dec. 76, ibid.
  88. Id ., St.Pétersbourg 10/22 Fevr. 1878, ibid.
  89. I.S.Aksakov, lett. a V.P.Bezobrazov, N.13, [1881, и ю л ь - а в г у с т ?], OR Lenina, f.178, M 7596, 1/13. Anche Aleksandrina Bachmeteva (1825-1901), altro esempio di scrittrice e intellettuale al femminile, era amica dei De Gubernatis.
На Растку објављено: 2008-06-30
Датум последње измене: 2008-06-30 09:49:46
 

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