Persida Lazarević Di Giacomo

La guerra russo-austriaca contro i turchi (1787-1791/92) negli scritti di Joso Krmpotić e di Dositej Obradović

 

Il fulcro di questo lavoro è costituito dall'analisi, sia dal punto di vista storico che da quello letterario, della guerra russo-austriaca contro i turchi (1787-1791/92) nelle opere di due scrittori slavi meridionali: il croato Joso Krmpotić (1750-1797)[1] e il serbo Dositej Obradović (1739 ca-1811). L'intento, tuttavia, è quello di ripercorrere l'iter creativo completo dei due scrittori, in quanto essi presentano dei tratti comuni e finalità letterarie che inevitabilmente si incrociano[2], riflettendo gli aspetti propri di un'epoca comune.

Entrambi appaiono sulle rispettive scene letterarie nel 1783. Nell'aprile di quell'anno, una delle principali potenze europee dell'epoca, la Russia di Caterina II, occupa il territorio dei tatari di Crimea (episodio noto come l'”annessione russa della Crimea”), ceduto dalla Turchia grazie alla mediazione austriaca, attraverso il trattato di Ainali Kawak (08/01/1784)[3]. Le vicende successive a questo episodio lasceranno un segno profondo nelle opere dei due scrittori.

Risulta che il primo a intraprendere l'attività letteraria sia stato Dositej Obradović. Nella primavera del 1783, egli lascia Halle, dove aveva soggiornato dall'ottobre 1782[4] e si trasferisce a Lipsia, poiché qui la tipografia di Breitkopf possedeva i caratteri cirillici (“'ćirilovska' slova”). Appena arrivato, il 13 aprile del 1783, pubblica la lettera a Haralampije[5] che contiene il programma di tutta la sua opera di riformatore e, nello stesso tempo, invita a sottoscrivere per la stampa di Sovjeti zdravoga razuma [ Consigli della retta ragione ], uno dei due libri che intendeva pubblicare[6]. Dopo le frasi di saluto al caro amico Haralampije, Dositej introduce una poesia o, per meglio dire, un'ode all'imperatore austriaco Giuseppe II, scritta in decasillabo popolare rimato, alla maniera di Andrija Kačić Miošić[7]. I versi: «Evo vreme zlatno i veselo / Kad nam nije zabranjeno jelo!», «Josife Ftori, mili vladjetelju, / Sunce sveta i blagodjetelju!» e «O vek zlatni! O slatka vremena, / Kad je opšta ljubav užežena!»[8] rispecchiano in maniera esemplare lo spirito giuseppinista, dominante nella letteratura e cultura serbe di quel periodo, come sostiene Jovan Deretić:

Jozefinizam kao antiklerikalni, prosvetiteljski pokret obuhvatio je sve narode, ali je možda upravo kod Srba najpovoljnije primljen. Srpski prosvetitelji s kraja XVIII stoljeća slave Josifa II kao duhovnog oslobodioca naroda, kao mudrog vladara, kao cara-filosofa. Preko jozefinizma Srbi se uključuju u široki pokret evropske prosvećenosti.[9]

Dalla seconda metà del XVIII secolo lo spirito utilitaristico e “illuminista” di Maria Teresa e di Giuseppe II si rafforza anche presso gli scrittori croati. In Croazia, il giuseppinismo, a differenza di quanto accade in Serbia, presenta un aspetto contraddittorio, poiché non significa solo affermazione dell'illuminismo, ma anche centralizzazione e germanizzazione. Le idee del giuseppinismo si diffondono, con particolare radicalità, in Slavonia, specialmente per quanto concerne le tendenze religiose ‘aperte', giacché una delle caratteristiche principali assunte qui dal giuseppinismo fu quella dell'ostilità dichiarata verso gli ordini ecclesiastici[10]. La glorificazione dell'imperatore austriaco appare però, a prima vista, un elemento comune anche ad alcuni scrittori croati[11], come per l'appunto Joso Krmpotić, slavone, che compone un vero panegirico in gloria di Giuseppe II[12].

Nel maggio del 1783, un mese cioè dopo la pubblicazione della lettera di Dositej a Haralampije, Krmpotić si trova a Timişoara[13], alla festa di Josip Malenica, illustre e ricchissimo commerciante di bestiame del Banato, borgomastro del municipio della città serba[14]. Ne dà conferma il titolo della prima opera di Krmpotić, ispirata appunto da: Joso Malenica postavši vlastelin banatski od dva sela Gaja rečena lita 1783. na 19. m. majia. Biaše, u istom vrimenu izpisan u Temesveru po Josi Krmpotiću Ličaninu misniku. Sada pako po istomu na prošnju srdačni priatelja istog vlastelina obiliuše narešen. U Beču. Pritiskano s' slovih od Trattnera 1783 [ Joso Malenica, divenuto patrizio di due villaggi Gaj del Banato, nell'anno 1783, 19 maggio. Fu, nello stesso tempo cantato a Timişoara dal sacerdote Joso Krmpotić di Lika. Ora, invece, è, su richiesta del cordiale amico, lo stesso patrizio abbondantemente ornato. A Vienna. Coi caratteri di Trattner, 1783 ][15]. La poesia consta di tre parti (I- Malenica po naputi sve učini; II – Malenica gospodu na veselje zove; III – Gospoda sobedvaju i vesele se u Gaju[16]) ed è scritta in deseterac non rimato; per quanto riguarda la lingua, Krmpotić, di nascita štokavo ikavo, introduce forme ikave nello jekavo. I versi glorificano Joso Malenica descrivendo i festeggiamenti a Timişoara per il suo investimento nobiliare poiché per i meriti acquisiti nella guerra contro i turchi, l'imperatrice Maria Teresa gli fa dono di una collana d'oro e di una sciabola («britku sablju zakovanu»):

Kad ju trgneš na sve strane sine,
Slavno ime slavonske kraljice.
S' jedne strane jerbo stoje ova,
Od suoga zlata sedam slova:
Neka žive gospoja kraljica,
S' druge: neka žive Malenica[17]

Vengono qui menzionati, inoltre, i vescovi di Timişoara e di Vršac, Sofronije Kirilović e Vićentije Popović, il metropolita di Karlovci, Mojsije Putnik, personaggi epici e storici quali Janoš Hunyadi (Sibinjanin Janko), vojvoda di Erdelj, e gli ospiti Traječek, Waldpot, Baro Olczy, Mussil e Kerestury[18], amico di Krmpotić. L'influenza di Andrija Kačić Miošić è evidente anche in questa poesia.

Joso Malenica è presente anche nell'opera di Dositej Život i priključenija [ Vita e avventure ], pubblicata nell'agosto 1783, precisamente nel capitolo Kako sam postao kapamadžija i trgovac [ Come sono diventato artigiano e mercante ], durante il colloquio tra l'archimandrita e l'episcopo[19]. Nessuna introduzione o presentazione viene fatta di lui, ma dalla lettura dei brani in questione traspare un personaggio controverso, potente e capace di far ridere. Dopo la pubblicazione, Dositej ne invia subito alcune copie a Vienna, ad Arad (città del banato di Timişoara), a Timişoara, ad Osijek, a Novi Sad, a Trieste e in Russia. Da qui arriva l'invito del generale Zorić[20], il favorito della zarina Caterina II e questo atto rappresenta il primo giudizio positivo sull'opera. Dositej dunque parte per recarsi da lui verso la fine del 1787 e rimarrà a Šklov sei mesi.

Caterina II è oggetto del poema di Joso Krmpotić, pubblicato a Vienna nel 1788, Katarine II. i Jose II. put u Krim [ Il viaggio in Crimea di Caterina II e Giuseppe II ]. Milorad Pavić, nella sua Istorija srpske književnosti baroknog doba (XVII-XVIII vek) [21] riporta erroneamente[22]: «Istim povodom jedan hrvatski pesnik i savremenik Rajićev, J. Krmpotić i sam je nešto ranije, na istu temu napisao i objavio spev pod naslovom Katarine II i Jose II put u Krim (Beč, 1788), unevši u radnju i simbolično lice – Muhameda.»[23] Predrag Stanojević nota giustamente che, benché il poema di Krmpotić, Katarine II. i Jose II. put u Krim , sia vicinissimo all'opera di Jovan Rajić, ovvero Boj zmaja s orlovi [ Lotta del drago contro le aquile ] (1791), tuttavia il motivo del poema dello scrittore slavone non è quello riferito da Pavić, cioè la guerra russo-austriaca contro i turchi, bensì l'incontro tra l'imperatrice russa Caterina II e l'imperatore austriaco Giuseppe II in Crimea, avvenuto nel maggio del 1787. Krmpotić, infatti, termina la sua opera nell'ottobre di quell'anno[24].

Ecco come Georges Catellan sintetizza l'intera vicenda:

Nel 1782 Caterina intavolò negoziati segreti con Giuseppe II e gli svelò i suoi progetti. La Russia avrebbe annesso, puramente e semplicemente, il khânâto di Crimea, che già occupava, cioè la penisola di Crimea, la Tauride e il Kuban'; i principati di Moldavia e Valacchia si sarebbero unificati in uno stato indipendente, cuscinetto fra la Russia e l'Austria, per il quale fu tirato fuori l'antico nome di Dacia, e alla testa del quale sarebbe andato Potemkin, il favorito della zarina; Costantinopoli – riunita alla Tracia, alla Macedonia, ai paesi bulgari e al nord della Grecia – avrebbe formato il nuovo impero bizantino destinato al giovane Costantino. Per controbilanciare questo gigantesco spostamento del centro di gravità russo verso il sud, l'Austria degli Asburgo avrebbe preso la maggior parte dei Balcani occidentali: Oltenia, Serbia, Epiro, Bosnia-Erzegovina e i possedimenti veneziani in Dalmazia. La Serenissima veniva risarcita con la cessione della Morea, di Creta e di Cipro.

Su queste basi Potëmkin si mise all'opera: colonizzò le steppe dell'Ucraina meridionale, creò i porti di Cherson e di Sebastopoli; nel 1783 l'imperatrice decretò l'annessione del khânâto di Crimea, accettata, l'anno seguente, dalla Porta. Quattro anni dopo, Potemkin organizzò per la sua sovrana, accompagnata dall'imperatore Giuseppe II e dal re Stanislao Poniatowski, il famoso «viaggio di Crimea», che si concluse a Sebastopoli, dove fu innalzato un arco di trionfo, inizio della via per Costantinopoli.[25]

In lode a questo incontro, Joso Krmpotić scrive il suo poema Katarine II. i Jose II. put u Krim [26] in osmerac , 453 versi in quartine rimate ABAB, composto di tredici canti: 1) Piesma; 2) Muhamed s-Sergiom od Bogovah u sovjetu pomoć kupi; 3) Muhamed i Sergio iz sovjeta protirani, svrha sovjeta, Juno Katarini II. piše, Katarina odpisuje Juni; 4) Muhameda cvil i srdžba; 5) Katarina II. Josi II. piše, Joso odpisuje; 6) Katarina i Joso putujući; 7) Katarina II. s-Stanislavom II. poljskim kraljem u Kanjevu; 8) Joso II. s-Stanislavom II. u Kerzonu; 9) Katarina II. s-Josom II. u Kerzonu; 10) Zbori, gosti, igre i veselja u Kerzonu; 11) Katarine s-gostom Josom put po Krimu; 12) Muhameda na Crnom moru pogibel, bjeg u Asiu i proklinjanje; 13) Sergja pokora.[27]

I versi più citati sono generalmente quelli del III canto in cui Giunone scrive alla zarina russa e la chiama ‘sua sorella':

Poljubljena sele Kate!
U Olimpu uzvišena
Juno sestra misli na Te,
Jer si slavom nakićena.

U Olimpu ja carica,
Ti na zemlji slavna glava
Moćna i glasna cesarica
Mnogih puki i država.

Ti si živa moja slika,
Ja uraljujem na visini,
A u Tebi ma prilika
Gospoduje na nizini.

Carstvo s tobom na po dielim,
Što je Juno u sovjetu,
To Ti krasna sele velim,
Ti ćeš biti na svietu.[28]

Nel suo studio Poetika i ideologija Krmpotićeva epa: “Katarine II. i Jose II. put u Krim” [29], Dunja Fališevac evidenzia non solo le caratteristiche principali del poema, ma anche le opere e le correnti letterarie che hanno influenzato Krmpotić, quali ad esempio la letteratura ragusea barocca, l' Osman di Ivan Gundulić con il suo concetto della “ruota della fortuna” ( kolo sreće ) e probabilmente gli altri poemi epici barocchi come Sveta Rožalija, panormitanska divica [ Santa Rosalia, ragazza di Palermo ] di Antun Kanižlić. Da l' Osman , senza dubbio, Krmpotić ha ripreso la quartina di otto sillabe e l'idioma ijekavo; notevole poi anche l'influsso esercitato dall'epica folcloristica e da Andrija Kačić Miošić, con il Razgovor ugodni naroda slovinskoga [ Dilettevole conversazione del popolo slavo ], sebbene si tratti di un verso di otto sillabe e non di dieci. Infine è stata riconosciuta anche una certa contaminazione da parte di poeti della letteratura tedesca classicista, cioè gli “Hofdichter” Johann Ulrich König (1688-1744), Freiherr von Canitz (1654-1699), Johann von Besser (1654-1729), Carl Gustav Heräus (1671-1730)[30], soprattutto per quanto riguarda i segmenti tematici e motivazionali della narrazione epica e la descrizione degli abiti imperiali che denotano la simbologia araldica e del potere. È stata invece notata l'assenza di un'interpretazione personale degli eventi storici e politici[31], essendo il poema una rappresentazione naïf dell'assiologia politica con una netta distribuzione di simpatia e antipatia, per cui si compone, in realtà, di una serie di elogi-panegirici[32], un genere all'epoca molto in voga.

L'11 ottobre del 1787 Krmpotić invia il suo poema a Gioacchino Stulli per una recensione[33] («Josephus Kermpotichius Licanus Joachino Stulli Ragusino salutem.»[34]), ma dovrà aspettare l'inizio dell'anno successivo affinché venga pubblicato.

Qualche mese prima e precisamente il 24 agosto del 1787, la Turchia aveva dichiarato guerra alla Russia. La guerra durerà fino al 1792.

Nel 1788, tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio (probabilmente il 9 febbraio), l'Austria entra in guerra a fianco della Russia e il 13 giugno dello stesso anno si costituisce la Triplice Alleanza tra Prussia, Gran Bretagna e Olanda. Nella sfera degli interessi dell'Austria rientra anche il Montenegro e a tal fine essa stabilisce di intraprendere un'azione decisiva[35]. Vienna manda in spedizione tra i montenegrini il maggiore Filip Vukasović (1755-1808), ufficiale del Confine Militare (“krajiški časnik”), insieme ad alcuni ufficiali che portano con loro anche la “Patente” datata 17 (28) aprile 1788 per combattere la “tirannia del potere ottomano” e per richiamare dalla loro parte Mahmud-pascià Bušatlija che già dal 1784 intendeva attaccare il Montenegro[36]. L'abate raguseo Frano Dolci[37] insiste invece affinché il Montenegro mantenga i legami con la Russia ed eviti la gente di Vienna[38]. Il vladika Petar passa dalla parte russa, ma per evitare spargimenti di sangue, poiché gli ufficiali austriaci cercano di provocare disordini tra i montenegrini, cede e accetta la cooperazione degli austriaci. Dal confine di Lika, giungono circa cento militari in aiuto di questi ultimi ormai delusi dal comportamento di Bušatlija che li inganna e prepara un agguato. Dopo questo evento diventa facile convincere i montenegrini ad attaccare Spuž, con i loro quattrocento uomini uniti ai duecentoventi soldati di Lika. All'attacco assistono il vladika, il generale Vukasović, molti capi ed anche Joso Krmpotić in qualità di inviato di corte[39]. Nella sua relazione, Bericht von den Operationen des Hauptmanns v. Vukassovich in Montenegro u. Albanien. – Ermordung des v. Broguard und anderer au Befehl des Pascha v. Scutori , egli attribuisce tutto il merito ai militari di Lika, mentre secondo lui i montenegrini combatterono in mala fede, cioè solo apparentemente[40], per cui vennero in seguito considerati nemici. La missione finisce con un insuccesso completo.

La relazione di Krmpotić sulla missione russa coincide, a quanto pare, almeno per quanto riguarda questa parte, con la relazione di Dolgorukov[41], altrettanto poco positiva nel giudizio verso i montenegrini definiti voltagabbana e avidi di denaro. Ćorović aggiunge: «Međutim, Krmpotić ne ocenjuje u dovoljnoj mogućnosti, da je crnogorsko držanje rezultat ruske političke agitacije i uopšte nepoverenja prema austriskim ljudima.»[42]

Vladimir Ćorović non cita, però, che in quello stesso anno, cioè il 1788, Joso Krmpotić pubblica a Vienna un poema che ha per tema proprio la vicenda di cui sopra: Pjesma Cernogorcem izpievana i vojvodi Filipu od Vukassovich pripjevana / po Josi Kermpotichu, vojnicskom sveshteniku. – u Becsu: Slovotisom od Jose Hraschanzky, 1788 [ Poesia composta in onore dei montenegrini e del duca Filip Vukasović, da parte di Joso Krmpotić, capellano militare, a Vienna, coi caratteri di Joso Hraschanzky ][43]. Se paragoniamo il poema di Krmpotić con la sua relazione, si nota una considerevole differenza, in quanto nel poema la spedizione viene descritta come un grande successo del generale Vukasović. Il poema è scritto in deseterac , con rima accoppiata AA, in vari gradi di purezza alla maniera dei cronisti di guerra slavoni Antun Ivanošić/Ivanišić, Grga Čevapović, Tituš Brezovački e Đuro Hidža. Contiene 252 versi ed è diviso in due parti (nella seconda parte 18 quartine hanno rima ABAB). Notevole in esso è l'influenza della poesia popolare e di quella di Andrija Kačić Miošić[44]. Krmpotić utilizza l'idioma štokavo-ikavo per descrivere la missione vittoriosa di Filip Vukasović e, per sollecitare il sentimento patriottico, menziona Zrinski e Frankopan e molti personaggi storici ed epici fra cui Miloš Kobilić (Obilić), Crnojević, Relja, Novak, Grujica e Marko Kraljević. Gli eroi, protagonisti del poema, sono paragonati ai falchi: «Eto lete sivi sokolovi»; i montenegrini, presentati sotto una luce positiva, ricoprono un ruolo etico e danno a Vukasović la prova di una “fede salda” impegnandosi a rimanere sotto il suo comando e a giurare fedeltà all'imperatore Giuseppe II.

Krmpotić, inoltre, definisce i concetti di slavenski , Slaven e Slavonac in modo etnico e riunisce alcuni popoli slavi – sia cattolici che ortodossi – in una comunità etnica omogenea, lo slavensko kolo , come faranno in seguito anche gli illirici:

Dvi hiljade jur imade ljetah,
Odkad Serbljin slavom puni svijeta.
Kad gledamo po svuda junake
Porođene od slavonske majke:
Il' Horvate, ili Dalmatine,
Il' Slavonce, ili Bišnjanine,
Hercegovce, Bugare, Pemake,
Silne Ruse, viteške Poljake:
Svi su ovi od slava koljena,
Svi hrabreni našega vrimena.
Vidićete kad od Ljeke ravne
Nova četa iznenada bane
Da lošiji nisu vitezovi,
Neg su bili stari sokolovi.
Indi tko je od roda serbskoga
Nek izvadi brjetka mača svoga![45]

Omerka Žigić sottolinea come, in questo caso, non sia solo la poesia popolare ad influenzare Krmpotić: altrettanto notevoli sono gli echi di Andrija Kačić Miošić, Ignjat Đurđević, Ivan Gundulić e la poesia barocca di Antun Kanižlić[46].

Nel 1788 si combattono anche le battaglie di Isma ‘Il (oggi porto fluviale della Moldavia) vicino al Mar Nero, e Očakov. Lo scontro decisivo della battaglia di Očakov ha luogo il 17 e il 18 giugno 1788. Cinquantotto navi russe attaccano i turchi, due volte più numerosi. La presa di Očakov avviene il 16 dicembre 1788 sotto il comando di Potëmkin. All'inizio dell'anno successivo cade anche la fortezza di Isma ‘Il. In gloria di quelle imprese e in onore dei condottieri che conquistano Očakov e Isma ‘Il, Krmpotić scrive, nel 1789, il poema Pjesma voevodam austrianskim i rosianskim pripjevana od Jose Krmpotića c. k, dvora sveštenika u Beču, slovotisom od Jose Hrašćansky 1789 [ Poesia composta in onore dei voivoda austriaci e russi, da parte di Joso Krmpotić, capellano di corte a Vienna, coi caratteri di Joso Hrašćansky, 1789 ]. Il poema è in deseterac rimato, reso più complesso dalla rima accoppiata (ABABA, ABABCC, ABABABCC) e si compone di due parti: nella prima vengono descritte le guerre contro i turchi, nella seconda, invece, la vila slava rimprovera il suo popolo, pavido, e lo incita alla guerra. Il poema termina con la presa di Očakov. Tre personalità si schierano sul campo di battaglia: l'imperatore Giuseppe II, Francesco I Stefano ed il feldmaresciallo Laudon; compare anche la vila , ma non ne si conosce l'origine: «Slavonkinja, gizdava carica, / Horvatica ali Dalmatinka, / il' Ruskinja, Pemkinja, Poljkinja, / il' Bosnjanka, Bugarka, Slavonka, / ili starica majka Panonkinja.»[47] Essa, in realtà, si chiama a volte Slavonia, a volte Pannonia o Illiria, ma qui ha un centinaio di nomi ed è madre di tutti gli slavi. Ancora una volta Krmpotić ricorda Kačić, per cui Konstantin Draganić sottolinea: «Nicht nur historisch, sondern auch dichterisch, diente hier Kačić zum Vorbilde unsern Dichter.»[48]

Krmpotić, però, non è l'unico tra gli scrittori croati a cantare questa guerra: «Ovaj je rat ostavio u našoj literarnoj historiji najviše uspomena od svih ratova XVIII. stoljeća»[49], commenta Nikola Andrić. Il tema del conflitto di Giuseppe II viene inteso come lotta politica per scacciare i turchi dall'Europa[50] ed è l'oggetto di poemi di altri scrittori croati che formano così, con le loro opere, una corrente di letteratura bellica[51]. Essi sono: Antun Ivanošić (Ivanišić), autore dei poemi Pjesma od junaćtva viteza Peharnika [ Poesia del coraggio del cavaliere Peharnik ] del 1789[52] e Pisma od uzetja Turske Gradishke iliti Berbira grada [ Poesia sulla presa della Gradiška turca oppure della città di Berbir ] pubblicato nel 1789[53]; Đuro Ferić che scrive, nel 1788, Uzetje Očakova [ La presa di Očakov ] e Vaso (Blaž) Bošnjak che pubblica, anonimo, lo Ispisanje rata turskoga pod Josipom cesarom II. početog godine 1787., po jednome regemenskom patru skupljeno i u stihove složeno za razgovor narodu iliričkomu prikazano [ Descrizione della guerra turca sotto l'imperatore Giuseppe II, incominciata nell'anno 1787, raccolta da un frate del reggimento e composta in versi per la conversazione del popolo illirico ], Osijek, 1792. Nel calendario dello stesso anno, Ivan Matković pubblica lo Ispisanje vojske među našim i turskim dvorom [ Descrizione dell'esercito di fronte alla nostra corte e quella turca ] e Josip Stojanović, anch'egli da anonimo, la Od Slavne Regimente Gradishke sloxena u Vrime ratta Turskoga Godine 1788 [ Poesia del glorioso reggimento di Gradiška composta durante la guerra turca dell'anno 1788 ] (Osijek, 1792)[54].

Il 14 agosto del 1789 il feldmaresciallo Laudon arriva alle porte di Belgrado e assume il comando al posto del maresciallo Hadik che si era ammalato. Il 15 settembre inizia il bombardamento, il 23 settembre viene dato l'ordine di conquistare la città e una settimana dopo vi entrano le truppe austriache. Il 7 ottobre il pascià chiede l'armistizio e solo due giorni dopo l'esercito austriaco conquista vittoriosamente la città (che aveva già conquistato precedentemente due volte, nel 1688 e nel 1717). Il 14 ottobre i turchi abbandonano Belgrado.

All'accaduto reagiscono alcuni poeti tedeschi con le cosiddette “die Türkenkampflieder”, lo scrittore e storico serbo Jovan Rajić con Boj zmaja s orlovi (1789) ed Emanuel Janković che traduce

la biografia di Laudon[55], il conquistatore di Belgrado.

L'opera di Rajić sarà pubblicata a Vienna soltanto nel 1791, nella stamperia di Joseph Kurzböck. Molto probabilmente Rajić ha usato, come fonti, lo Offnerische Zeitung, il Wiener Zeitung e lo Ausführliche Beschiebung des Kriegs zwischen Russland, Österreich und der Türkei [56]. Il confronto e il contatto tematico e formale tra Joso Krmpotić e Jovan Rajić sono evidenti e già rilevati[57], soprattutto per quanto riguarda l'opera di Krmpotić, Katarine II i Jose II put u Krim [58]. Vladimir Stojančević osserva:

Kako je poznato, Rajić je spev napisao povodom poraza Turaka i zauzeća Beograda (i dela severne Srbije) 1789. od “bećarske” vojske – “cesarca”. Poseban mu je značaj bio, svojevremeno, što je Rajić, poznati i priznati pisac, zajedno sa slavnim Dositejem Obradovićem, ovaj rat shvatio kao oslobodilački, pre svega u humanitarnom i civilizacijskom smislu; u njemu je sa puno poetske hvale ispevao velike zasluge austrijskog cara Josifa II, iako bez posebne dedikacije, kao što je to učinio tada Dositej.[59]

In merito a Obradović, Stojančević si riferisce qui, oltre che alla seconda parte di Život i priključenija , anche a un'opera che questi pubblicò a Vienna nel 1789, cioè Pesna o izbavljeniju Serbije [ Poesia sulla salvezza della Serbia ][60]. Questo “piccolo poema”[61] è stato composto in onore della liberazione della Serbia dai turchi attraverso la guerra russo-austriaca contro l'impero ottomano: «Serbija je mila izbavljena», dice Dositej e continua a cantare che in essa, nel 1788, non ci sono più turchi:

ne ima hodža ili ludih hadžija (derviša),
Gordeljivih ne ima janičara,
Niti turskih aga ni spahija,
Ni njihovih noža ni handžara !...[62]

L'atmosfera della poesia rispecchia quella generale della gente che vede nell'Austria la salvezza e glorifica l'imperatore Giuseppe come illuminista:

Serbije mile blagog spasistelja,
koji silu sultansku obara [.][63]

Il 22 febbraio del 1790 Giuseppe II, imperatore romano germanico, muore all'età di 48 anni a Vienna. Gli succede Leopoldo II, imperatore del Sacro Romano Impero che della pace fa il proprio vanto, firmando la fine dei conflitti tra Austria e Turchia il 4 agosto 1791 a Sistova (Svistav, sul Danubio, in Bulgaria). La Serbia torna all'impero ottomano e il confine con i turchi viene ripristinato nuovamente sulla Sava e sul Danubio. Per questo motivo «razočarenje Dositejevo bilo je ogromno, […].»[64] La Russia continua la guerra, però Potëmkin muore il 15 ottobre del 1791 e poco dopo, il 9 gennaio dell'anno successivo, viene firmato il trattato di pace a Iaşi che segna definitivamente la fine della guerra tra la Russia e la Turchia. Nello stesso anno, all'età di 24 anni, Francesco II diventa l'ultimo imperatore del Sacro Romano Impero (in seguito Imperatore d'Austria come Francesco I, 1804-1835).

Obradović loda le riforme di Giuseppe II e in questo senso viene considerato un giuseppinista dichiarato[65]:

U njegovom životu crkvene i prosvetne reforme Josifa II bile su objektivni pokretač, ali poketač [ sic! ] od sudbonosnog značaja – koji mu je izmenio život, promenio putanju, a ona se kasnije drugim činiocima razgranjivala i bogatila. […] On je sasvim ispravno shvatio da Josif II svojim reformama omogućuje srpskom narodu pristup velikim kulturama naprednih zapadnih naroda i stvara uslove za njegov kulturni preporod.[66]

La fede nell'imperatore e nella sua azione salvifica rimarrà immutata nonostante la delusione per la firma del trattato di pace, come leggiamo nell'epistola scritta a Stevan Gavrilović il 9 marzo del 1811 a Belgrado:

No ako je što dostojno bilo u mojim načertanijam, sve to pripisati valja onim ščastljivim opstojateljstvom i onoj velikoj, jedinoj duši blaženoga Josifa vtorego, koji je u svoje vreme premnoge oduševljavao i umove vosperjavao, bez kojega mnoge stvari ne bi kome ni na um pale.[67]

Diversi invece sono la concezione e l'approccio di Joso Krmpotić nei confronti della medesima vicenda, nell'ambito dell'intero periodo del giuseppinismo (1780-1790). Benché venga definito poeta di corte, un vero panegirista che scrive solo in lode di Giuseppe II[68], la studiosa Dunja Fališevac confuta questa tesi e afferma che, forse per la politica estremamente germanizzante dell'imperatore austriaco, è invece possibile notare un latente antigiuseppinismo di Krmpotić, filtrato attraverso le sue concezioni russofile[69]. La Fališevac aggiunge che, grazie al Tolleranzpatent di Giuseppe II che ha reso libere le altre fedi, tra cui quella ortodossa, Krmpotić ha potuto celebrare la Russia senza paura di censura[70]. La sua ideologia è panslavista, per cui egli vede la Russia come liberatrice degli slavi e di tutta l'Europa dai turchi[71]; essa rappresenta per lui, anticipando idee che si riveleranno fortemente attuali nel secolo successivo, la grande madre sotto la cui protezione bisogna unirsi: «[…] nedvojbeno je da razloge njegovoj političkoj aksiologiji treba tražiti u novim, modernim i demokratskim shvaćanjima naroda, države, vjere i jezika, shvaćanjima koja će obilježiti ideloške, političke i kulturne koncepcije u Hrvatskoj u prvoj polovini 19. stoljeća.»[72]


  1. Josip/Joso Krmpotić/Kermpotich nasce a Barlete, vicino Gospić, tra il 1750 e il 1755. Dopo aver terminato gli studi di teologia, Krmpotić soggiorna periodicamente a Timişoara, nel 1783 come capellano militare e nel 1788 come sacerdote militare, al seguito della spedizione del capitano Filip Vukasović in Montenegro. Successivamente dimora a Vienna. Nel 1782 viene chiamato dall'imperatore Giuseppe II a presiedere la commissione per l'ortografia latina, insieme a Marijan Lanosović/Lanošević e Joakim Stulli. Per motivi di salute smette di lavorare nel 1797, data che si suppone sia anche quella della sua morte. V.: V. Novotni, Krmpotić Joso – hrvatski epik 18. vieka , Prvo izvješće ob obospolnom Kr. Realnom gimnaziju i maloj realci u Bjelovaru koncem školske godine 1876/7, Bjelovar, 1877, pp. 23-33; I. Scherzer, Joso Krmpotić Ličanin , «Nastavni vjesnik», Zagreb, 1984, knj. 2, pp. 266-271; K. Draganić, Joso Krmpotić's Leben und Werke , «Archiv für slavische Philologie», Berlin, 24, 1902, pp. 411-478; F. Rožić, Život i književni rad Jose Krmpotića , «Narodne novine», Zagreb, 68, 23/IX/1902, br. 218; L. Pintar, Ein Nachtrag zur Krmpotić – Literatur , «Archiv für slavische Philologie», Berlin, 26, 1904, pp. 316-318; Iz rukopisne zaostavštine Tome Matića. Bilješke o hrvatskim piscima rađene na temelju Kriegsarchiva u Beču, br. 6 (8 listova): Ratni arhiv o Krmpotiću , Nacionalna i sveučilišna biblioteka u Zagrebu, sig. R-7930/6.
  2. Nel suo articolo, Sitni prilozi: Dositej Obradović i naši zapadni pisci («Srpski književni glasnik», 01/07/1911, br. 252, XXVII, 1, p. 766), Jovan Skerlić afferma: «Do sada nije bilo nikakva traga o vezama između Dositeja Obradovića i naše zapadne književnosti, u njegovo doba znatno razvijene, u veliko pisane narodnim jezikom za koji se on borio.» («Fino a quel momento non c'era stata alcuna traccia dei legami tra Dositej Obradović e la nostra letteratura occidentale, all'epoca notevolmente sviluppata, da tempo scritta nella lingua del popolo della quale egli ne propugnava l'uso.» - se non diversamente specificato, tutte le traduzioni sono di chi scrive). Va qui menzionato quello che Skerlić cita dall'articolo di Sima Milutinović su Dositej (p. 767): «”Blažene pameti starac Dositije nije se stidio priznavati kadšto i pred svimi i u družeskom razgovoru, da je on čitavši “Satira” Reljkovićeva i po Dalmaciji Kačića pjesnaricu i “Aždahu sedmoglavu” i proč. pomišljati ustao i prenuo se i sam o svojima prvom zgodom i prilikom, slovenskimi slovima, barem, ka i oni latinskima, svoj isti prostonarodni jezik pisati u knjige, koje bude negde spisavao…”» («”Il vecchio Dositej, dalla mente beata, non si vergognava talvolta ad ammettere di fronte a tutti o in una conversazione amichevole che lui, avendo letto il Satir di Reljković, la Pjesnarica di Kačić in Dalmazia e la Aždaja sedmoglava , aveva cominciato a pensare di scrivere alla prima occasione lui stesso libri nella propria lingua semplice e popolare, con le lettere slave, perlomeno come loro avevano fatto con quelle latine…”»).
  3. A. Wandruszka, Il mondo politico europeo nel XVIII secolo in: I Propilei. Grande Storia Universale Mondadori , s.l., Mondadori, 1980, pp. 512; 783. Cfr.: L. Kochan, Storia della Russia moderna [ The Making of Modern Russia ], trad. A. Martignetti, Torino, Einaudi, 1994, p. 142.
  4. Il 17 ottobre 1872, Dositej si iscrive all'Università di Halle, dove frequenta le lezioni di filosofia, estetica e teologia naturale del professor Eberhard e dove viene senza dubbio influenzato dall'entusiasmo razionalista dell'epoca e dalle idee illuministe delle riforme di Giuseppe II. V.: M[ilorad]. P[avić]., Dositej Obradović. Hronologija in: D. Obradović, Život i priključenija. Pismo Haralampiju , Beograd, Prosveta, Nolit, Zavod za udžbenike i nastavna sredstva, 1985, pp. 237-238.
  5. Si tratta di Mamula Haralampije, ieromonaco della chiesa ortodossa di Trieste, nativo di Ogulin, confratello del monastero Gomirje. Egli arriva a Trieste nel dicembre del 1771 e con lui inizia la presenza costante dei sacerdoti serbi nella chiesa di Trieste. Nel 1779 Haralampije incontra Dositej a Trieste e gli dà informazioni sul servizio di insegnamento. Haralampije Mamula fece il parroco a Trieste fino alla morte (20/05/1790). V.: M. Al. Purković, Istorija srpske pravoslavne crkvene opštine u Trstu , Trieste, Comunità Religiosa Serbo Ortodossa di Trieste, 1960, pp. 34-35, 49, 59, 61, 193, 195.
  6. D. Obradović, Život i priključenija , Beograd, Nolit, 1989, p. 9: «Dajem ti na znanje, druže moj, da sam prešao iz Hale u Lajpsik za slušati i ovde što učeni ljudi govore, gdi nameravam prebivati najmanje jednu godinu i mislim s pomoću boga i kojeg dobrog Srbina dati na štampu s graždanskimi slovami na naš prosti srpski jezik jednu knjigu, koja će se zvati Savet zdravago razuma , na polzu mojega roda, da mi nije zaludu muka i toliko putovanje.» («Ti faccio sapere, amico mio, che mi sono trasferito da Halle a Lipsia per sentire anche qui quello che la gente istruita dice e intendo soggiornarvi almeno un anno, e penso, con l'aiuto di dio e di qualche buon serbo, di dare alle stampe, con caratteri borghesi e nella nostra semplice lingua serba, un libro, che si intitolerà Consigli della retta ragione , per il bene della mia stirpe, affinché non siano inutili la sofferenza e un tale viaggio.»).
  7. V.: D. Živković, Dositej i Vuk in: Evropski okviri srpske književnosti , I, Beograd, Prosveta, 1997, p. 114, e V. Cvetanović, A. Jovanović, V. Milatović, Književnost: Izbor književnonaučnih tekstova , Beograd, s.n., 2002, p. 254: «On [Dositej] peva nekoliko pesama u narodnom desetercu (Pesma u slavu Josifa II u “Pismu Haralampiju”, “Pjesma o izbavljenju Serbije”, “Plač za dva petaka”), doduše rimovanim, po ugledu na Kačića, […].» («Egli [Dositej] compone alcune poesie in deseterac popolare (La poesia in onore di Giuseppe II nella “Lettera a Haralampije”, Pjesma o izbavljenju Serbije , Plač za dva petaka ), rimato, però, sull'esempio di Kačić […].»). Cfr.: J. Šetka, Fra Andrija Kačić Miošić i narodna pjesma , «Zbornik za narodni život i običaje Južnih Slavena», 1954, knj. 38, p. 10.
  8. «Ecco l'età d'oro e di gioia / Ora che il cibo ci è concesso!»; «Giuseppe Secondo, caro sovrano, / Tu sei il sole del mondo e benefattore!»; «Oh, secolo d'oro! Oh, età soave, / Quando l'amor generale è acceso!»
  9. J. Deretić, Istorija srpske književnosti , Beograd, Trebnik, 1996, p. 155: «Il giuseppinismo, in quanto movimento anticlericale e illuminista, abbracciava tutti i popoli, ma probabilmente fu accettato meglio proprio dai serbi. Gli illuministi serbi della fine del XVIII secolo glorificano Giuseppe II quale liberatore spirituale, sovrano saggio, imperatore-filosofo. Attraverso il giuseppinismo i serbi entrano nel vasto movimento dell'illuminismo europeo.» Cfr.: J. Deretić, Istorija srpske književnosti , Beograd, Prosveta, 2002, pp. 475-476.
    Prima e contemporaneamente alle opere di Dositej, ne compaiono altre che costituiscono la letteratura giuseppinista serba. Si tratta soprattutto di traduzioni delle opere di autori austriaci: Josif vtorij, imperator rimski (traduzione della apologia dei re, dal tedesco), Vienna, 1773; Kesara Josifa molitvena knjiga (traduzione dal tedesco, Vienna 1794; Budim, 2°, 1799); Čto est Papa (traduzione di uno dei più importanti libri giuseppinisti, Was ist der Papst , ad opera di Mihailo Maksimović, 1784), v.: J. Skerlić, Istorija nove srpske književnosti , Beograd, Zavod za udžbenike i nastavna sredstva, 1997, p. 76.
    Negli anni Ottanta del XVIII secolo, al culmine del giuseppinismo, immediatamente dopo Dositej, appare sulla scena letteraria anche Jovan Muškatirović (1743-1809) che scrive un'opera contro le feste, nella quale giustifica il provvedimento dell'imperatore contro l'eccessivo numero delle festività ecclesiastiche ortodosse. A lui si aggiunge Emanuel Janković (1758-1792) che glorifica Giuseppe II dedicandogli la traduzione dei Mercanti di Goldoni ( Tergovci , Leipzig, 1787).
  10. M. Kombol, Povijest hrvatske književnosti do Preporoda , Zagreb, Matica Hrvatska, 1961, p. 328; T. Matić, Prosvjetni i književni rad u Slavoniji prije Preporoda , Zagreb, HAZU, 1945, p. 80.
  11. Matija Antun Relković, p. e., nella seconda parte del suo Satir iliti divlji čovik (1761) in versi, descrive, nelle aggiunte in prosa al testo, il viaggio dell'imperatore Giuseppe II da Zemun a Osijek nell'anno 1768; le idee fisiocratiche di Relković incontrano le idee mercantiliste degli economisti di corte attorno a Maria Teresa e Giuseppe II. Lo stesso viaggio del 1768 di Giuseppe II, da Zemun attraverso Vinkovci e Brod na Savi fino a Požega e Osijek, è descritto anche da Antun Tadija Blagojević in Pjesnik-putnik, nikoi događai pervo i posli puta Josipa II: Cesara Rimsko-Nimačkoga u Slavoniu (Vienna, 1771); Blagojević rivolge a Giuseppe II parole quali “al miglior monarca” (“najboljem monarki”) e “al più saggio di tutti” (“najmudrijem od svih”). Nella parte intitolata “Elegiaca et heroica” della sua opera Fructus auctumnales (1791/1794), Matija Petar Katančić saluta così il ritorno dell'imperatore Giuseppe II a Vienna nel febbraio del 1779: “Neka te, Josipe, višnji čuvaju.” Va menzionato anche Franjo Sebastijanović (1741-1799) che scrisse poesie in latino in gloria di Giuseppe II e del suo arrivo a Zagabria, Poemata sparsim antea edita… , pubblicate postume nel 1805 a Budim dal vescovo di Đakovo, Antun Mandić. V.: M. Kombol, Povijest hrvatske književnosti do Preporoda , op. cit., p. 340; F. Martinović, Život i pjesme Franje Sebastijanovića, zagrebačkog kanonika i latinskog pjesnika , Zagreb, 1904.
  12. B. Drechsler, Slavonska književnost u XVIII. vijeku , Zagreb, Naklada knjižare M. Breyera, 1907, p. 51: «Krmpotić je zgoljni prigodničar, panegiričar, slavitelj Josipa II., dapače neki dvorski pjesnik […].»
  13. K. Draganić, Joso Krmpotić's Leben und Werke , op. cit., p. 412: «Schon im Jahre 1783 wird er als Militärkaplan in Temesvar in Ungarn erwähnt und von da geht er nach Wien.», e p. 415: «Das erste Gedicht Krmpotić's erschien im Jahre 1783. Damals diente er als Militärkaplan in Temesvar.»
  14. La famiglia Malenica era tra le più illustri di Timişoara. L'imperatrice Maria Teresa investì Josip Malenica del titolo nobiliare nel gennaio del 1773 per i meriti nella guerra contro i Turchi e per la conduzione della direzione del magistrato comunale a Timişoara. Josip Malenica acquistò, nel 1781, i poderi di Veliki Gaj e di Trnjan nella contea di Torontal, e di Mali Gaj e Balad nella contea di Timişoara, e di Stamora, e per questo motivo diede, verso la fine del 1782, la festa alla quale, tra i vari partecipanti provenienti dall'Impero, era presente anche Joso Krmpotić. V.: D. Popović, Srbi u Banatu do kraja osamnaestog veka: istorija naselja i stanovništva , SAN, Beograd, Posebna izdanja knj. CCXXXII, Etnografski institut knj. 6, 1955, pp. 70, 104; id., Srbi u Vojvodini. Od Karlovačkog mira 1699 do Temišvarskog sabota 1790 , knj. 2, Novi Sad, Matica Srpska, [1957], pp. 197, 433.
  15. Adam Alojzije Baričević (1756-1806), condiscepolo di Krmpotić, ebbe questa primizia dello scrittore e ne fu entusiasta, affascinato probabilmente dalla bella parlata štokava di Krmpotić. V.: D. Dukat, Korespondencija Adama Alojzija Baričevića , Rad JAZU, knj. 243, Zagreb, 1932, pp. 164-165.
  16. «I – Malenica fece tutto secondo le istruzioni; II – Malenica invita tutti i signori alla festa; III – I signori pranzano e si divertono in Gaj.»
  17. «Quando la sguaini risplende da tutte le parti, / Il nome glorioso della regina slavone. / Giacché da un lato ci sono queste / Sette parole d'oro puro: / Evviva la nostra signora regina, / Dall'altro: evviva Malenica.»
  18. Josip Keresturi/Kerestury (1739-1794) di Međumurje, agens aulicus che visse a Vienna, veniva glorificato da Krmpotić come poeta croato. Keresturi ha scritto le seguenti opere in latino: Josephus II. in Campus Elysiis Sominum Eleutherii Pannonii , s.l. (1790) e Leopoldus II. In Campo Rákos ; è conservata solo una sua poesia, Nikaj na svetu lepšega nî . A sua moglie, Antika Arbanas, Krmpotić dedicò le altre sue poesie: Viteška pisma od glasovitoga voijvode kneza Dibranina Musa Arbanasa (Vienna, 1785), Pisma xalosna na uspomenu blagorodnu Gospoje Antice (Vienna, 1786), e Cvil i suze djetinske nad umirajuschim roditeljom (Vienna, 1794). V.: M. Kombol, Povijest hrvatske književnosti do Preporoda , op. cit., p. 328; T. Matić, Josip Keresturi i njegovi pogledi na političke prilike poslije smrti Josipa II , Zagreb, Rad JAZU, 270, 1941.
  19. Život i priključenija , Beograd, Nolit, pp. 46, 48-49, 57-59, 61, 64.
  20. Simeon Zorić/Zarič (1743-1799) fece una grande carriera nell'esercito russo – divenne generale grazie alla particolare attenzione dell'imperatrice Caterina II e si arricchì enormemente. A Šklov aveva i suoi poderi e lì invitò Obradović, giacché all'epoca ci fu l'idea di fondarvi una tipografia serba; Dositej invitò anche lo scrittore Emanuilo Janković in qualità di insegnante della scuola militare di Zarić. V.: M. Pavić, Istorija srpske književnosti klasicizma i predromantizma. Klasicizam , Beograd, Nolit, 1979, p. 149.
  21. Beograd, Nolit, 1970.
  22. L'errore è stato già registrato da P. Stanojević, “Boj zmaja s orlovi” Jovana Rajića u književnoistorijskom kontekstu , «Književna istorija», XIV, 53, 1981, pp. 91-92, 97-98.
  23. M. Pavić, Istorija srpske književnosti baroknog doba (XVII-XVIII vek) , op. cit., p. 184: «Per lo stesso motivo un poeta croato e contemporaneo di Rajić, J. Krmpotić scrisse e pubblicò anche lui, poco prima, sullo stesso tema, un poema col titolo Katarine II i Jose II put u Krim (Vienna, 1788), introducendo nell'azione anche un personaggio simbolico – Muhamed.»
  24. I. Scherzer, Joso Krmpotić Ličanin , Nastavni vjesnik, 1894, II, p. 268.
  25. G. Catellan, Storia dei Balcani: XIV-XX secolo [ Histoire des Balkans (XIV e -XX e siècle) ], trad. F. Cezzi, Lecce, Argo, 1999, pp. 233-234.
  26. Atanasije/Athanasije Demetrović Sekereš/Szekeres, censore viennese della stamperia di Kurzböck, sostiene che vale la pena di leggere l'opera di Krmpotić, Katarine II i Josipa II put u Krim , per le qualità letterarie e l'arte oratoria in essa espresse. Egli è oltretutto amico di Dositej che soggiornò in tre occasioni a Vienna (1771-1776, 1785-1787, 1789-1802), incontrando ogni volta questo intellettuale che più di ogni altro influenzerà il suo percorso letterario. Viene menzionato con affetto nell' Etika (1803). V.: J. Forko, Crtice iz slavonske književnosti u XVIII. stoljeću , Osjek, Tiskom Julija Pfeiffera u Osieku, 1884, p. 76; cfr.: M. Kostić, Dositejev prijatelj i savetnik Sekereš , Glas SANU CCLVI, knj. 12, Odeljenje društvenih nauka, Beograd, 1903; D. Medaković, Srbi u Beču , Novi Sad, Prometej, 1998, pp. 107-115.
  27. «1) Poesia; Maometto e Sergio chiedono aiuto agli dei nel consiglio; 3) Maometto e Sergio vengono cacciati dal consiglio, dall'alto del consiglio Giunone scrive a Caterina II, e Caterina II risponde a Giunone; 4) Il pianto e la rabbia di Maometto; 5) Caterina II scrive a Giuseppe e Giuseppe risponde; 6) Il viaggio di Caterina e Giuseppe; 7) Caterina II insieme al re polacco Stanislao II a Kanjev; 8) Giuseppe II con Stanislao II a Herson; 9) Caterina II con Giuseppe II a Herson; 10) Discorsi, ospiti, danze e allegria a Herson; 11) Il viaggio in Crimea di Caterina con l'ospite Giuseppe; 12) La sconfitta di Maometto sul Mar Nero, la fuga in Asia e la maledizione; 13) Il rimprovero di Sergio.»
  28. Amatissima sorella Catarina! / In alto nell'Olimpo / La sorella Giunone pensa a Te, / Giacché di gloria sei ornata. // Io sono zarina nell'Olimpo / Tu sei guida sulla terra / Una zarina, potente e forte, / di molti popoli e stati. // Tu sei l'immagine di me stessa, / Io regno in alto, / E attraverso te la mia immagine / Regna sulla terra. // Con te divido l'impero a metà / Quello che è Giunone nel consiglio / Tu, dico, bellissima sorella, / Lo sarai nel mondo.
  29. Ključevi raja: hrvatski književni barok i slavonska književnost 18. stoljeća , Zagreb, Meandar, 1995, pp. 91-117; id., Kaliopin vrt. Studije o hrvatskoj epici , Split, Književni krug, 1997, pp. 263-291.
  30. I. Scherzer, Joso Krmpotić Ličanin , op. cit., pp. 269-270.
  31. D. Fališevac, Ključevi raja , op. cit., p. 103; Kaliopin vrt , op. cit., p. 277.
  32. D. Fališevac, Ključevi raja , op. cit., p. 105; Kaliopin vrt , op. cit., p. 279.
  33. K. Draganić, Joso Krmpotić's Leben und Werke , op. cit., pp. 431, 441.
  34. Nel 1782 fu creata a Vienna, secondo l'ordine di Giuseppe II, una commissione per il riordino della grafia illirica, croata. Della commissione facevano parte Gioacchino Stulli, Josip Krmpotić, Marijan Lanosović/Lanošević e Antun Mandić; gli altri componenti non sono noti. La commissione si incontrò tra la fine del 1783 e gli inizi del 1784. A causa della discussione tra la grafia dalmatina e quella slavone, sostenuta da Krmpotić, ci fu un forte scontro tra Stulli e Krmpotić. Stulli sosteneva “litterae characteres hieronymici” quale modo di scrivere la lingua illirica con caratteri latini. Krmpotić, invece, all'inizio della lunga discussione – Vindicatio Orthographiae Illyrico-Slavonicae – avuta il 21/IX/1785, rifiuta il modello ragusino-dalmato di Stulli, sottolineando il progresso della Slavonia nelle discipline filosofiche, teologiche, legislative, matematiche, mediche e militari. In particolare elabora il significato della letteratura e della grafia cosiddetta illirica, cioè slavone. Tra gli scrittori evidenzia Antun Kanižlić, cita Vid Došen, Antun Tadija Blagojević, Ignjat Jablanczy, Jovan Rajić, Stevan Vujanovski. Nell'introduzione al poema Katarine II i Josipa II put u Krim (V-VI), Krmpotić ritiene un suo successo il fatto che la Commissione Imperiale per gli Studi, nonostante avesse chiamato alcune persone illustri di nazionalità illirica, abbia optato per un'ortografia unica per i libri illirici stampati con caratteri latini: «Orthographiam talem adhibui, quae simplex, naturalis, neque tanto consonantium alphabeti litterarum concursu omista sit, tum quod excelsa Regia studiorum Commissio jussu Augusti Imperatoris, convocatis ad id quibusdam ex natione doctissimis viris, fixerit et tamquam lege cantum stabilitunque fecerit, ut eiusmodi orthographia a singulis diligentissime adhibeatur.» V.: M. Brlek, Leksikograf Joakim Stulli , Zagreb, JAZU, 1987, pp. 69-78.
  35. V. Ćorović, Istorija srpskog naroda , II, Banja Luka-Glas srpski, Beograd-Ars Libri, 1997, pp. 498-500.
  36. Ibid ., p. 499
  37. Frano Dolci (1742-1805), nipote del noto biografo raguseo del XVIII secolo, Sebastian Slade-Dolci. Dopo alcune peripezie, Frano Dolci arrivò in Montenegro dove svolse la funzione di segretario di Vladika Pietro I, e in seguito venne accusato di tradimento e ucciso. V.: M. Pantić, Sebastijan Slade-Dolči dubrovački biograf XVIII veka , SAN, Posebna izdanja knj. CCLXXXVIII, Odeljenje literature i jezika knj. 7, 1957, p. 35.
  38. Ibid .
  39. Di ritorno dalla spedizione, verso la fine del 1788, Krmpotić diventa capellano di corte e rimane tale fino al 1790, v.: T. Matić, Urkundliches über einige kroatische Schriftsteller: I. Josip Krmpotić , Archiv für slavische Philologie, XXXV, pp. 444-447, cit. in: id., Josip Keresturi i njegovi pogledi na političke prilike poslije smrti Josipa II. , op. cit., p. 152 (4).
  40. Ibid ., p. 500. Cfr.: O. Žigić, Dvije prigodne pjesme Josipa Krmpotića in: Ključevi raja , op. cit., p. 135, nota 38.
  41. V. Ćorović, Istorija srpskog naroda , II, op. cit., p. 500.
  42. Ibid .: «Krmpotić, però, non ritiene che il comportamento dei montenegrini fosse il risultato dell'agitazione politica russa e in genere della sfiducia verso gli austriaci.»
  43. Konstantin Draganić ( Joso Krmpotić's Leben und Werke , op. cit., p. 459) e Krešimir Georgijević ( Hrvatska književnost od 16. do 18. stoljeća u sjevernoj Hrvatskoj i Bosni , Zagreb, Matica Hrvatska, 1969, p. 258) registrano erroneamente la pubblicazione del poema nel 1789. Il manoscritto dell'opera, conservato nell'HAZU, porta invece la data del 1788.
  44. O. Žigić, Dvije prigodne pjesme Josipa Krmpotića , op. cit., p. 129.
  45. «Già da duemila anni, / Il serbo impregna di gloria il mondo. / Vediamo gli eroi dappertutto, / Tutti nati dalla madre slavone: / Sono croati, oppure dalmati / O slavoni, oppure oriundi di Bihać / Erzegovesi, bulgari, cechi, / Russi gloriosi, polacchi coraggiosi: / Tutti sono d'origine gloriosa / Tutti eroi del nostro tempo. / Vedrete quando dalla Lika piana / La nuova truppa piomba all'improvviso / e essi non sono cavalieri peggiori / Ma sono falchi anziani. / Per cui chi è d'origine serbica / Sguaini la propria sciabola!»
  46. Ibid ., p. 129.
  47. «La slavone, bella imperatrice, / la croata e la dalmata, / oppure la russa, la ceca, la polacca, / o la bosniaca, la bulgara, la slovena, / oppure la vecchia madre pannone.»
  48. Joso Krmpotić's Leben und Werke , op. cit., p. 452.
  49. N. Andrić, Iz ratničke književnosti hrvatske. Literarna slika XVIII. vieka , «Prosvjeta», tečaj X, 1902, Zagreb, br. 2, p. 48: «Questa guerra ha lasciato nella nostra storia letteraria [croata] più ricordi di tutte le altre guerre del XVIII secolo».
  50. D. Dukić, Turci u hrvatskoj književnosti 18. stoljeća , Prvi hrvatski slavistički kongres, II, Zagreb, 1997, Hrvatsko filološko društvo, p. 141.
  51. Cfr.: B. Drechsler, Slavonska književnost u XVIII. vijeku , op. cit., p. 78: «Dolazim do uvjerenja, da su austrijski bojevi u drugoj polovici XVIII. vijeka sami sobom dali direktan impulz stvaranju hrvatske književnosti u Slavoniji.» («Arrivo a concludere che le battaglie austriache nella seconda metà del XVIII sec. di per sé diedero un impulso diretto alla creazione della letteratura croata in Slavonia.»).
  52. K. Georgijević, Dve pesme ispevane na narodnu Antuna Ivanošića , «Zbornik MS za književnost i jezik», knj. 12, sv. I, 1964, pp. 77-78.
  53. Ibid ., pp. 79-82; v. anche: K. Georgijević, Uticaj narodnog stvaralaštva na našu književnost XVIII veka , «Narodno stvaralaštvo. Folklor», sv. 8, oktobar 1963, pp. 584-590.
  54. Vanno menzionati qui anche Brno/Bernard/Bernardus Zamanja/Zamagna) che su questa vicenda scrive in latino e Juraj/Josip Malevac/Maljevac (Gregur/Grgur Kapucin) che canta la guerra in kajkavo negli annuari del 1789, del 1790 e del 1791, Nestrančno vezdašnjega tabora ispisavanje . V.: N. Andrić, Iz ratničke književnosti hrvatske. Literarna slika XVIII. vieka , op. cit.; D. Dukić, Povijesna epika u slavonskoj književnosti 18. stoljeća in: Ključevi raja , op. cit., pp. 31-46; K. Georgijević, Hrvatska književnost od 16. do 18. stoljeća u sjevernoj Hrvatskoj i Bosni , op. cit., p. 274; V. Vratović, Brno Džamanjić/Bernardus Zamagna (1735-1820) in: Hrvatski latinisti , II, Zagreb, Matica Hrvatska, 1970, pp. 543-547; V. Dukat, Pater Gregur Kapucin (Juraj Malevac), kajkavski književnik XVIII. Vijeka , Rad JAZU, 207, Zagreb, 1915.
  55. Ernst Gideon Feiherr von Laudon/Loudohn/Loudon (13/02/1717-14/07/1790), condottiero austriaco, ha diretto l'esercito austriaco in Croazia e sconfitto i turchi a Dubica nel 1788. Nel 1794 il croato Josip Stojanović, capitano militare del Reggimento di Gradiška durante la guerra turca contro Giuseppe II, pubblica Smrt preuzvišenog gospodina Gedeona Laudona, sve skupštine vojničke viteza najkripostnijega i generala najstarjega, navištena vojnikom slavne regemente Gradiške, u vrime rata turskoga, duhovnoga pastira . V.: N. Andrić, Prijevodna beletristika u Srba od godine 1777-1847 , «Književna studija», Zagreb, 1892, pp. 16-22; cfr.: F. Psendorfer, Feldmarschal Laudon , Wien, 1991; J. Kunisch, Loudons Nachruhm , 1999.
  56. Cfr. uno dei passi più caratteristici del poema Boj zmaja s orlovi : «Pod Ulisem što Troja, što Rim pod Neronom, / Tako bukti Beligrad sad pod Laudonom […].»
  57. K. Draganić, Joso Krmpotić's Leben und Werke , op. cit., pp. 454-456; Cfr.: T. Popović, O nekim strukturalnim i stilskim odlikama Rajićevog speva «Boj zmaja s orlovi» in: Jovan Rajić: život i delo , op. cit., pp. 161-166.
  58. P. Stanojević, “Boj zmaja s orlovi” Jovana Rajića u književnoistorijskom kontekstu , op. cit.
  59. V. Stojančević, Rajićev spev “Boj zmaja s orlovi” kao istorijski izvor , op. cit., p. 155; in: Srpski narod u svojoj novijoj istoriji: kraj XVII – početak XX veka , Novi Sad, Prometej-Pravoslavna reč, 1998, p. 41: «Come si sa, Rajić ha scritto il poema motivato dalla sconfitta dei Turchi e dalla presa di Belgrado (e di una parte della Serbia settentrionale) nel 1789 da parte dell'esercito dell'imperatore. Il significato particolare di quest'opera era che all'epoca Rajić, scrittore conosciuto e affermato, come il famoso Dositej Obradović, abbia compreso come quella guerra fosse stata liberatoria, prima di tutto in senso umanitario e civilizzatore; in essa egli ha cantato con molta lode poetica i grandi meriti dell'imperatore austriaco Giuseppe II, sebbene senza una dedizione particolare, come allora fece Dositej.»
  60. Massimiliano Manzin nel suo Dositej Obradović e la Serbia del suo tempo (Roma, La Nuova Europa Editrice, 1963), cita erroneamente questa poesia come Pesna na vzatije Belgrada (p. 36), un titolo probabilmente riscontrato in Istorija nove srpske književnosti di Jovan Skerlić (op. cit., p. 81). È stato accertato che la poesia in questione, così intitolata, non esisteva: è stato Pavle Šafarik, non avendo visto la poesia, a darle questo titolo, seguendo un'annotazione di Jovan Čaplović su Dositej. Đuro Gavela, nel III libro della Sabrana dela di Dositej (1961, pp. 382-386), ricorda: «[…] da je Tihomir Ostojić bio prvi koji je posumnjao u postojanje ove sporne pesme.» («[…] è stato Tihomir Ostojić il primo a dubitare dell'esistenza di questa poesia controversa.»). V.: J. Skerlić, Istorija nove srpske književnosti , op. cit., p. 459.
  61. B. Lilić, Dositejeva znanja o Srbima u Turskoj in: Život i delo Dositeja Obradovića , Beograd, Zavod za udžbenike i nastavna sredstva, 2000, p. 159.
  62. «Non ci sono né imam, né pellegrini folli (dervisci), / Né giannizzeri alteri, / né aga turchi né latifondisti, / Né i loro coltelli né cangiari!…»
  63. «Salvatore bonario della Serbia cara, / che abbatte la forza del sultano [.]»
  64. B. Lilić, Dositejeva znanja o Srbima u Turskoj , op. cit., p. 159: «la delusione di Dositej era enorme, […].»
  65. A. Ćosić-Vukić, Epistolarni izraz u delu Dositeja Obradovića in: Život i delo Dositeja Obradovića , op. cit., p. 396; Z. Krstić, Upoređivanje političkih sistema u delu Dositeja Obradovića in: Život i delo Dositeja Obradovića , op. cit., pp. 166, 168, 170.
  66. Ibid ., p. 397: «Nella sua vita, le riforme di Giuseppe II riguardanti la religione e l'istruzione furono un movente oggettivo, ma anche un movente di significato fatale – che gli cambiò la vita, ne mutò il corso che più tardi, insieme ad altri fattori, si diramò e si arricchì. […] Egli comprese del tutto correttamente come Giuseppe II, con le sue riforme, rendesse accessibili al popolo serbo le grandi culture dei popoli occidentali avanzati e creasse le condizioni per una rinascita culturale.»
  67. Domaća pisma Dositija Obradovića , Beograd-Zagreb, SKZ, 1899, p. 177: «Ma se qualcosa di decente c'era nei miei piani, tutto questo bisogna attribuirlo a quella esistenza felice e a quella grande, unica anima del beato Giuseppe II che a suo tempo impressionò troppa gente, innalzò le menti e senza il quale molte cose non sarebbero nemmeno passate per la testa della gente.»
  68. I. Scherzer, Joso Krmpotić Ličanin , op. cit., pp. 266-271.
  69. D. Fališevac, Poetika i ideologija Krmpotićeva epa: “Katarine II. i Jose II. put u Krim in: Ključevi raja , op. cit., p. 114, e in: Kaliopin vrt , op. cit., pp. 289-290. Cfr.: J. Škavić, Književnost u Slavoniji u XVIII. stoljeću , «Republika», Zagreb, 1954, god. X, knj. I-II, br. 1-12, p. 248: «I tako razdire naše Prosvjetiteljstvo teško protivurečje: s jedne strane, ono je prožeto ljubavlju prema rođenoj zemlji i svom čovjeku (i to ne buržuju, već seljaku!), poneseno težnjom da se učini toga čovjeka naprednijim, obrazovanijim, bogatijim i srećnijim, ali je, s druge strane, stjecajem prilika, prisiljeno da u zvijezde kuje vladare i njihova reformna nastojanja, vladare, koji zapravo osuđuju taj narod na gubitak nacionalne individualnosti. Izuzetak će moći da bude jedino Dositej Obradović, i to tek u drugom periodu svoga rada, kad uoči druge društvene snage, koje nose neobične potencijalne mogućnosti razvoja, kad se bude oslonio na olobodilačku borbu narodnih masa u beogradskom pašaluku, u onoj malenoj ali autonomnoj Srbiji od 1804. godine. Takav oslonac nemaju prosvjetitelji među Hrvatima, i odatle polovičnost njihovih prosvjetno-oslobodilačkih tendencija i težnjâ prema daleko borbenijim shvaćanjima Dositejevim, naročito u odnosu prema austrijskoj, ruđinskoj državi i prema visokom kleru i crkvi uošte.» («E così il nostro Illuminismo è corroso da una grave contraddizione: da un lato, esso è permeato dall'amore verso la terra nativa e i suoi abitanti (non i borghesi, ma i contadini!), è spinto dal desiderio di rendere quest'uomo più emancipato, più colto, più ricco e più felice; dall'altro, per una serie di circostanze, è costretto a innalzare alle stelle i sovrani, i sovrani che in realtà condannano questo popolo alla perdita dell'identità nazionale. L'eccezione potrà essere soltanto Dositej Obradović, e soltanto nel secondo periodo del suo lavoro, quando nota che altre forze sociali sono portatrici di nuove possibilità potenziali di sviluppo, quando si sarebbe appoggiato alla lotta liberatrice delle masse popolari nel pašaluk belgradese, in quella Serbia piccola ma autonoma dell'anno 1804. Tra i croati gli illuministi non hanno questo sostegno e da ciò deriva l'insufficienza delle tendenze e delle mire illuministe e liberatrici croate paragonate alle idee ben più combattive di Dositej, soprattutto quelle riguardanti i rapporti verso lo stato austriaco, straniero, e l'alto clero e la chiesa in generale.»).
  70. Ibid .
  71. Cfr. la poesia di Krmpotić Radost Slavonije nad knezom iliti grofom Antunom Jankovićem od Daruvara (Vienna, 1787) in cui la bellissima vila , “slavna Slavonija”, è ferita dalle spade turche e tutta in lacrime come “rascviljena udovica” a causa dello sfascio delle regioni circostanti durante le guerre turche.
  72. D. Fališevac , Poetika i ideologija Krmpotićeva epa: “Katarine II. i Jose II. put u Krim” in: Ključevi raja , op. cit., p. 115, e in: Kaliopin vrt , op. cit., pp. 290-291: «[…] indubbiamente bisogna cercare le ragioni della sua assiologia politica nelle idee nuove, moderne e democratiche sui popoli, sullo stato, sulla fede e la lingua che segneranno le concezioni ideologiche, politiche e culturali della Croazia della prima metà del XIX secolo.»


Персида Лазаревић Ди Ђакомо

Руско-аустријски рат против Турака (1787-1791/92) у списима Јосе Крмпотића и Доситеја Обрадовића
(Резиме)

У раду се разматра, са књижевно-историјске тачке гледишта, присуство руско-аустријског рата против Турака (1787-1791/92) у делима хрватског писца Јосе Крмпотића (1750-1797) и српског просветитеља Доситеја Обрадовића (око 1739-1811). Иако постоји пуно додирних тачака у обрађивању историјских догађаја и личности, приступ двојице писаца овој тематици се ипак разликује: у складу са јозефинизмом преко кога се Срби укључују у шири покрет европске просвећености, Доситеј отворено слави Јосифа II као спаситеља; Јосо Крмпотић, међутим, иако бива дефинисан као писац хвалоспева, филтрира ипак свој латентни антијозефинизам кроз русофилске концепције.

Кључне речи: Јосо Крмпотић; Доситеј Обрадовић; славонска књижевност XVII века; српска књижевност XVIII века; јозефинизам; руско-аустријски рат (1787-1791/92).

Persida Lazarević Di Giacomo, La guerra russo-austriaca contro i turchi (1787-1791/92) negli scritti di Joso Krmpotić e di Dositej Obradović , “Filološki pregled”, XXXII, 2005, 1, pp. 37-53.

На Растку објављено: 2008-06-24
Датум последње измене: 2008-06-24 11:47:12
 

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