Stevka Šmitran

Per una civiltà europea

Un invito ad issare la bandiera della cultura

Che la politica sia in crisi è sotto gli occhi di tutti; che non sia più in grado di coinvolgerci è evidente; che non ci convinca il progetto di democrazia a buon mercato è altrettanto vero. Nessuno è più in grado di fare previsioni, analisi, né tantomeno di realizzare un piano vero e proprio. L'osservatorio da cui si osserva la società ha la visuale di un pianerottolo da cui si distingue e si afferma solo la sfera della propria esistenza e dei dintorni. E poi, la storia non è più un'esperienza che si tramanda, bensì il passato che non c' è più. Non ci sarebbe niente da obbiettare se questo concetto non fosse licenza poetica degna di grandi umanisti. Loro sì che hanno compreso che la nostra è un' epoca delle migrazioni e della multietnicità.

L' Italia stessa è terra di emigrazione e oggi anche di immigrazione. Nessuno era preparato a questa metanastasia di popoli che fluttuano in Europa. I popoli migranti hanno imparato che la convivenza e il dialogo sono alla base dell'integrazione. C'è bisogno però che l' élite politica cominci a lavorare contro lo sfruttamento economico, che è alla base della libertà dell'uomo e che provveda a togliere sanzioni e isolamento agli stati più poveri; sempre se la nostra idea dell'Europa quale "centro del mondo" e se l'Europa pretende di essere modello di civiltà, con il diritto internazionale basato sulla sovranità degli Stati e con le missioni civili.

Nella storia della Comunità Economica Europea di appena mezzo secolo, il cittadino europeo non dà alcuna importanza alla sua immagine quanto ad età, ma solo di effetto rappresentativo con i suoi 27 paesi membri e con le sue 23 lingue. Sa e conosce che i "cantieri della democrazia" sono aperti e che la lingua - levitas si è talmente affinata che l' attività di "puro altruismo" indebolisce il concetto e stravolge il significato.

Quindi, se i brillanti professori mancano, non è detto che gli alunni siano degli analfabeti, anzi tutt'altro, perché dalla storia hanno imparato che sono stati i confini a definire le identità.

Ebbene, ora l' Europa deve imparare ad accettare i confini umani se vuole diventare una civiltà, ossia se vuole accogliere tutte le civiltà che sono nate e cresciute nel suo seno. Sarà possibile parlare di una civiltà europea allorquando non si affermerà attraverso la storia politica, ma ad un livello più alto, attraverso l'esperienza spirituale. L' Europa non è altro che la sintesi dell' eredità e della potenza mitopoietica come fondo etico indubitabile dei popoli che si sono affermati nel medioevo quando essa stessa veniva chiamata Respublica Christiana. Va sottolineato che nel medioevo nacquero i fondamenti della civiltà balcanica che ha colorato di sé, e positivamente a conti fatti, l'Europa stessa che stava nascendo.

La nostra è una storia di politica, di economia e di poca cultura. Ha permesso di issare ogni genere di bandiere, di occupazione e di guerra, di pace e di liberazione, solo quella della cultura non si conosce ancora. E' nell'ordine delle cose che la civiltà europea si prenderà cura di questo compito, perché non bisogna dimenticare che lo spazio storico dell' Europa è anche lo spazio culturale.

Stevka Šmitran * Università di Teramo

EUROPAITALIA. maggio 2008 Pag. 31

На Растку објављено: 2008-06-06
Датум последње измене: 2008-06-06 19:33:20
 

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